Il Governo approva il decreto Sicurezza, Meloni: “Non potevamo più aspettare”. Scontri al sit-in organizzato per protestare contro la norma

È terminato dopo circa mezz’ora il Consiglio dei ministri chiamato a esaminare un decreto legge in cui è confluito il disegno di legge Sicurezza con i correttivi sui punti su cui sono stati sollevati rilievi da parte del Quirinale. E mentre il Consiglio dei ministri ha approvato la norma, in piazza del Pantheon a Roma sono scoppiati incidenti tra i manifestanti, in piazza per manifestare contro l’approvazione del decreto, e la Polizia.

Del decreto ha parlato la Meloni spiegando che è prevista una “specifica tutela legale a favore del personale del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico. In altre parole, i nostri agenti di polizia e i nostri militari che dovessero essere indagati o imputati per fatti inerenti al servizio potranno continuare a lavorare e lo Stato sosterrà le loro spese legali, fino ad un massimo di diecimila euro per ogni fase del procedimento. Una norma sacrosanta che le nostre forze di polizia aspettano da molto tempo, e che è nostro dovere assicurare loro”.

Meloni: “Sono norme che non potevamo più rinviare”

La Meloni ha proseguito: “Sono norme necessarie che non possiamo più rinviare. Ecco perché, d’accordo con Antonio Tajani e Matteo Salvini, abbiamo deciso di trasformare il testo del pacchetto sicurezza attualmente all’esame del Parlamento, comprese le migliorie che vi ho appena ricordato, in un decreto-legge, che quindi sarà immediatamente operativo ed entrerà subito in vigore”.

La premier ha aggiunto: “È una scelta di cui ci assumiamo la responsabilità, consapevoli del fatto che non potevamo più aspettare e che era prioritario dare risposte ai cittadini e assicurare ai nostri uomini e alle nostre donne in divisa le tutele che meritano. C’è chi l’ha definita ‘scorciatoia’, chi addirittura un ‘blitz’. Ecco, io penso che non sia nessuna delle due cose, ma semplicemente una scelta che il Governo legittimamente ha deciso di prendere, per rispettare gli impegni presi con i cittadini e con chi ogni giorno è chiamato a difendere la nostra sicurezza”.

Sit in contro decreto sicurezza, scontri a Roma

A Roma è stato organizzato un sit-in contro l’approvazione del decreto. Le forze dell’ordine hanno respinto i manifestanti che hanno cercato di forzare il blocco verso palazzo Chigi dopo avere lanciato delle bottiglie. Il presidio in piazza del Pantheon era stato organizzato dalla “Rete Nazionale No Ddl Sicurezza” ed ha chiamato a raccolta società civile, movimenti, partiti e sindacati. Presenti alla manifestazione anche il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa e Cgil.

In piazza anche esponenti politici: per il Pd Francesco Boccia, Filippo Sensi, Beatrice Lorenzin, e il segretario romano Enzo Foschi. Per M5s le senatrici Aida Lopreiato, Elisa Pirro e Elena Sironi, Valentina D’Orso. Per +Europa Riccardo Magi. Il Pd, dopo l’approvazione ha dichiarato di essere “pronto a scendere in piazza”. M5s è stato ancora più duro: “Saranno barricate“. Queste le parole di Boccia del Pd: “Questa destra fa un decreto che umilia la Costituzione e il lavoro parlamentare perché è divisa. Domenica c’è il congresso della Lega a cui bisogna dare l’ennesima, pericolosa, bandiera propagandistica da sventolare e ha paura della nostra opposizione nel merito”.

Dopo i momenti di tensione con le forze dell’ordine c’è stato un altro episodio. Un gruppo di manifestanti, tra cui molti gruppi di studenti, hanno organizzato un corteo al grido “lotta oltranza contro ddl 1660” e “assassini”. Le forze dell’ordine hanno quindi bloccato il passaggio su piazza della Minerva per impedire che arrivassero al Parlamento.

Dl Sicurezza, accolti i rilievi del Quirinale

La bozza del decreto che è entrato al Consiglio dei ministri è diverso dal disegno di legge ora all’esame del Senato. Maggioranza e governo sembrano aver recepito di fatto i punti sui quali il Quirinale aveva fatto dei rilievi e che scontentano non poco la Lega.

  • Le pubbliche amministrazioni, i gestori di servizi di pubblica utilità, le università, le società controllate e partecipate e gli enti di ricerca non sono più obbligati a collaborare con i Servizi di sicurezza e a stipulare convenzioni che obbligano a cedere informazioni e dati anche in deroga alle normative in materia di privacy.
  •  Vengono meglio definite le condotte di resistenza (anche passiva) all’interno delle carceri. Si chiarisce, cioè, che il reato di “rivolta” si considera commesso solo in presenza di violazioni di ordini impartiti “per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza” all’interno delle carceri e non invece per qualsiasi altro tipo di ordine. Identiche modifiche sono state introdotte per quanto riguarda il delitto di rivolta all’interno dei Centri per il rimpatrio dei migranti, mentre è stata esclusa la configurabilità di questo tipo di reato nei Centri di accoglienza
  • Per quanto riguarda le proteste contro le opere pubbliche la norma, prima del rilievo del Quirinale, prevedeva l’applicazione dell’aggravante per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica senza dare indicazioni particolari sulla tipologia di opera o infrastruttura. Ci si rimetteva in pratica alla discrezionalità del Governo che poteva ritenere un’opera pubblica qualsiasi meritevole di questa particolare protezione. La nuova norma spiega che l’aggravante è limitata alle infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici.
  • Per i migranti che sbarcano in Italia sarà sufficiente presentare un documento d’identità (e non più necessariamente il permesso di soggiorno come richiesto nel ddl) per ottenere una sim Telefonica.
  • Nei reati di aggressione o resistenza a pubblico ufficiale, le modifiche al Codice Penale prevedevano la prevalenza delle circostanze aggravanti sulle attenuanti generiche che, quindi, non venivano più considerate. Tale norma era stata considerata dal Quirinale non conforme ai principi di equità del diritto penale. Si è quindi previsto che occorra sempre tener conto anche delle circostanze attenuanti.
  • Tra i punti più contestati del provvedimento c’è la norma sulle donne incinte in carcere. Il ddl, per quanto riguarda la custodia cautelare, prevede l’obbligatorietà (e non più la facoltatività) dell’esecuzione della misura di custodia presso un istituto di custodia attenuata per le madri incinte o di minori inferiori a un anno. Con la modifica contenuta nella bozza viene data la possibilità al giudice di valutare le preminenti esigenze del minore anche in presenza di una condotta grave della madre.

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