Il Pinguino, la provincia e il mistero: il noir secondo Orso Tosco

I gialli ambientati nel Nord Italia e nelle province hanno un fascino particolare: atmosfere dense, misteri che si intrecciano con la quotidianità, personaggi che sembrano usciti da un bar di paese e poi, all’improvviso, si rivelano protagonisti di storie torbide e appassionanti. In questo scenario si colloca “La controra del Barolo” (Rizzoli) di Orso Tosco, un noir che mescola investigazione, ironia e un profondo senso di umanità.

Ospite del vodcast “Il piacere della lettura”, Tosco, vincitore del Premio Scerbanenco 2024 con “L’ultimo pinguino delle Langhe”, ha raccontato la genesi di questo secondo romanzo che vede ancora una volta come protagonista Gualtiero Bova, alias il Pinguino: un poliziotto di stazza imponente e carattere burbero, ma con una grande umanità e uno spiccato istinto investigativo. Il soprannome, nato dalla sua abitudine di nuotare fuori stagione con una muta nera, evidenza il suo modo di essere. “Volevo che rappresentasse un’umanità un po’ ammaccata, un po’ in difficoltà, in affanno”, ha spiegato l’autore.

L’indagine questa volta parte da un evento a dir poco surreale: un furto in un cimitero. Non di un oggetto qualsiasi, ma di un cadavere. Da qui si dipana una trama che, tra false piste e rivelazioni inaspettate, porta il protagonista a confrontarsi con poteri occulti, segreti nascosti e una provincia che nasconde più ombre di quanto si possa immaginare.

La copertina del romanzo di Orso Tosco
La copertina del romanzo di Orso Tosco

Ad affiancare il Pinguino, una squadra di poliziotti decisamente fuori dagli schemi: Carla Telesca, l’unica veramente capace, costretta a rimediare ai disastri dei colleghi maschi; Cristiano Raviola, un erotomane incallito che confonde il mestiere con le proprie ossessioni; e Gioacchino Listeddu, un pasticcione nato. Entra in scena Olivia Montenotte, un personaggio che arriva dal passato del protagonista e che, come ha anticipato Tosco, potrebbe avere un ruolo cruciale anche in futuro.

Ma oltre alla trama e ai personaggi, protagonista è l’ambientazione. L’autore, cresciuto in provincia, ha attraversato un percorso di odio e riscoperta nei confronti di questi luoghi. Dopo anni a Londra, è tornato a vivere in Italia e ha trovato nelle zone periferiche una riserva di storie, tradizioni e stranezze che lo affascinano e lo ispirano. “I grandi centri urbani mi sembrano molto simili oramai gli uni agli altri, molto stereotipati. La provincia, invece, in qualche modo preserva delle stranezze diverse tra i vari luoghi, e questo me la rende molto cara”.

Un tema cruciale che emerge ne “La controra del Barolo” è quello della giustizia, tra morale individuale e legalità istituzionale. “Credo che ognuno di noi abbia come compito quello di costruirsi una propria morale e utilizzarla nel modo migliore, anche quando dovesse andare contro la legalità ufficiale”. Parole che lasciano spazio alla riflessione e che confermano quanto i gialli di Tosco vadano oltre la semplice investigazione, per raccontare la complessità della vita stessa.

Non può mancare, però, l’ironia, tratto distintivo di Orso Tosco. “La comicità è una salvezza”. Serve a rendere accettabile l’assurdità dell’esistenza, a trovare un equilibrio in un mondo che spesso sembra insensato. E così, nei suoi libri, anche i cattivi hanno qualcosa di buffo, le situazioni più serie sono sdrammatizzate da battute fulminanti, e il lettore si ritrova a sorridere anche nelle situazioni più tese.