
Lo dice una ricerca del Centro Ricerche Enrico Fermi. Quattro i macrosettori chiave: riduzione dei gas serra nel comparto energetico mitigazione del cambiamento climatico nei trasporti, nell’edilizia e nella produzione di beni. Al primo posto per numero di brevetti green la Lombardia
L’Italia è tra i primi cinque Paesi in Europa per competitività tecnologica verde. A dirlo è una ricerca del Centro Ricerche Enrico Fermi (Cref), presentata a Roma il 25 gennaio al Cnel dai ricercatori Angelica Sbardella e Aurelio Patelli, nell’ambito di un evento organizzato insieme all’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e al Forum Disuguaglianze e Diversità.
La ricerca del Cref si concentra geograficamente sull’Europa 28+ (Ue con Uk e Macedonia, Montenegro, Norvegia, Svizzera, Turchia) e sul periodo 2000-2016 che è particolarmente significativo per la produzione di brevetti verdi in Europa. Infatti circa il 30% delle innovazioni verdi mondiali sono state sviluppate in Europa (European Patent Office) in quegli anni, mentre nel 2000 l’attività brevettuale nel settore delle innovazioni tecnologiche legate alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico era quasi inesistente nella maggior parte dei Paesi.
“La ricerca del CREF mostra che la trasformazione verde è già un processo in atto, in Italia e in Europa, e non è in conflitto con lo sviluppo: giustizia sociale e ambientale possono marciare insieme”, ha commentato Fabrizio Barca, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità. “La ricerca ci conferma che nelle società con minori disuguaglianze economiche la fitness tecnologica verde è maggiore, e che la trasformazione ambientale può produrre buoni lavori e sviluppo. Ma sappiamo che nulla è scritto. La fitness non è una profezia, è una potenzialità che va realizzata. E’ qui che giocano un ruolo fondamentale le politiche”.
I brevetti green in Italia
Dal punto di vista della quantità dei brevetti green presentati, l’Italia nel 2016 è quarta a pari merito con la Spagna con il 4% (nel 2000 era al 3%). Guida la classifica la Germania con il 46% (scesa dal 56%), al secondo posto la Francia con il 17% (che raddoppia dall’8% del 2000) e al terzo posto il Regno Unito con il 9% (dall’8% del 2000). Per quanto riguarda invece la Green Technological Fitness, nell’ambito dell’Europa 28+, nel 2016 si osserva una graduale crescita di competitività dei paesi dell’Europa del Sud e dell’est. In particolare, l’Italia è quinta dopo Germania, Inghilterra, Francia e Austria.
La capacità tecnologica verde italiana, nel 2016, si è concentrata su invenzioni relative alle tecnologie in quattro macrosettori chiave: riduzione dei gas serra nel comparto energetico (31%), mitigazione del cambiamento climatico nei trasporti (19%), nell’edilizia (15%) e nella produzione di beni (15%).
Guardando dentro ai macro settori chiave si scopre che, per quanto riguarda l’ambito energetico l’Italia tocca il picco del numero di brevetti depositati rispetto alla generazione di energia da fonti rinnovabili (18.8%) e nella classe delle tecnologie con potenziale per la mitigazione delle emissioni di gas serra (7%), come nelle batterie e nei sistemi di stoccaggio dell’idrogeno e dell’energia termica, e mostra vantaggi comparati in entrambe. Per quanto riguarda la mitigazione del cambiamento climatico nei trasporti, una delle classi più rappresentate è quella relativa ai trasporti su gomma (16.4%), tra cui figurano tecnologie per batterie, veicoli elettrici e ibridi, per migliorare l’efficienza nei veicoli con motore a scoppio e per l’uso di carburanti alternativi.
Di contro, l’Italia non mostra un vantaggio comparato nelle tecnologie relative alla riduzione di emissioni nella generazione di energia nucleare che rappresentano circa l’1% dei brevetti verdi totali. Infine, nello stesso anno, quote importanti di brevetti verdi hanno interessato le tecnologie per la mitigazione del cambiamento climatico relative al macrosettore della gestione dei rifiuti (7%), con un 5% nella gestione dei rifiuti solidi tra cui figurano applicazioni per il riuso, riciclo e recupero di materiali: dalla carta alle batterie esauste e gli scarti edili. Nelle tecnologie per l’adattamento al cambiamento climatico, si evidenzia in particolare un 5% in quelle per la protezione della salute, per esempio con l’applicazione di tecnologie volte alla preservazione della qualità dell’aria.
Le regioni con più innovazione green in Italia
Tra le regioni, al primo posto per numero di brevetti green c’è la Lombardia (che era prima anche nel 2000), seguita dal Piemonte (stessa posizione che nel 2000), Emilia-Romagna e Veneto, e in quinta posizione la Toscana. Scende il Lazio da quinto a settimo. La prima regione del Sud è la Campania, seguita dalla Puglia. Peggiora la Sicilia (era la nona regione nel 2000, adesso è al 14° posto) e chiude la classifica il Molise.
Per quanto riguarda la competitività tecnologica verde, in parte a causa dell’entrata di diverse regioni del Sud ed Est Europa, assenti nelle rilevazioni dei primi anni duemila e in accordo con trend economici più generali, in quindici anni si osservano diversi movimenti nella distribuzione di fitness europea. In Italia si registra un balzo in avanti. Le regioni nel primo quartile passano da 4 nel 2000 a 7 nel 2016 (Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Valle D’Aosta, Toscana, Lazio e SüdTirol). Lombardia e Lazio sono trainanti e rappresentano le uniche due regioni a posizionarsi in entrambi gli anni nel miglior quarto tra le regioni europee in termini di Green Technological Fitness, ma anche Emilia-Romagna, Toscana e Liguria si posizionano tra le regioni europee con maggiori capacità tecnologiche verdi. Vi sono anche regioni che perdono in competitività verde, in particolare Piemonte e Marche, che scendono in una posizione intermedia insieme a Umbria, Friuli-Venezia Giulia e Campania. La regione che fa meglio al Sud è la Sicilia. Chiudono la classifica Calabria (ancora nel terzo quartile), Basilicata e Molise (entrambe nell’ultimo quartile). Infine si menziona la Green Technological Fitness in Energie Rinnovabili, che misura la capacità di innovare per l’obiettivo di una riduzione dei gas serra nel comparto energetico, e che mostra che Liguria e Toscana hanno i risultati migliori. Subito dopo, staccate, Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Campania e Puglia.
La ricerca del Cref mostra che la capacitazione tecnologica è sempre il risultato di un lungo e graduale processo. E che la capacità tecnologica verde è influenzata da quella non verde. Anche se innovazione verde e non-verde possono competere quando le risorse finanziarie sono limitate, sviluppare tecnologie non verdi complesse richiede competenze e risorse che possono essere utili anche per l’innovazione eco-sostenibile. Le regioni ancora indietro nella transizione ecologica potrebbero puntare a sviluppare combinazioni di know-how che hanno maggiori probabilità di favorire lo sviluppo in ambito verde, come nell’archiviazione digitale, nell’ingegneria meccanica, in particolare legata agli impianti di illuminazione, e nella chimica, in particolare nei cementi e nelle ceramiche e nel trattamento delle acque reflue. Assumono dunque grande rilievo le politiche, come strumento per realizzare e per sviluppare le capacità potenziali.