LA CO2 NON SCALDA IL PIANETA: UNA SFIDA CONTINUA ALLA NARRAZIONE CLIMATICA

LA CO2 NON SCALDA IL PIANETA: UNA SFIDA CONTINUA ALLA NARRAZIONE CLIMATICA

Articolo di Enzo Ragusa – Domenica 9 Marzo 2025 – Tempo di lettura 4 minuti
Divulgatore scientifico

Un nuovo studio pubblicato nel 2024 sulla rivista Atmospheric and Climate Sciences, intitolato CO2 Back-Radiation Sensitivity Studies under Laboratory and Field Conditions, firmato da Ernst Hammel, Martin Steiner, Christoph Marvan, Matthias Marvan, Klaus Retzlaff, Werner Bergholz e Axel Jacquine, mette in discussione il ruolo della CO2 come principale driver del riscaldamento globale. Mentre il consenso scientifico dell’IPCC attribuisce al gas serra un impatto significativo attraverso la ritenzione del calore nell’atmosfera, gli autori presentano evidenze sperimentali che suggeriscono un effetto di back-radiation (radiazione infrarossa riflessa verso la Terra) molto più limitato di quanto previsto.

Misurare la CO2 in laboratorio e all’aperto

Il team ha condotto esperimenti sia in condizioni controllate di laboratorio che sul campo, misurando la back-radiation infrarossa della CO2 a diverse concentrazioni. Usando una camera di prova con atmosfere variabili, partendo da puro azoto e aumentando la CO2, gli autori hanno osservato come l’assorbimento della radiazione IR si comporti contro uno sfondo nero a temperatura controllata. I risultati indicano che l’effetto della CO2 raggiunge una saturazione rapida: oltre una certa soglia, l’aumento della concentrazione non produce un incremento significativo del calore riflesso verso la superficie terrestre. Inoltre, hanno studiato gli effetti di forcing termico di gas serra più forti e rari sotto un cielo notturno sereno, suggerendo che questi meritino attenzione oltre la sola CO2.

Il clima oltre la CO2

Se la back-radiation della CO2 ha un impatto limitato, cosa spiega le temperature record del 2024 (+1,5°C sopra il preindustriale)? Gli autori suggeriscono che fattori naturali giochino un ruolo dominante, citando il raffreddamento tra il 1940 e il 1970 – quando le emissioni di CO2 crescevano ma le temperature calavano – come prova che altri processi, come variazioni solari o dinamiche oceaniche, possano prevalere. I dati sul campo rafforzano l’ipotesi che il clima sia influenzato da meccanismi più complessi della sola CO2 antropogenica.

Una critica ai modelli tradizionali

Il gruppo di ricerca attacca i modelli climatici dell’IPCC, accusandoli di esagerare il forcing radiativo della CO2 basandosi su assunzioni teoriche anziché su misurazioni dirette. Gli esperimenti mostrano che la back-radiation segue un comportamento logaritmico, un fenomeno fisico noto ma, secondo gli autori, sottovalutato nei calcoli climatici. Stimano che la sensibilità climatica al raddoppio della CO2 sia inferiore a 1°C, ben al di sotto delle previsioni IPCC di 1,5-4,5°C, opponendosi così a interpretazioni monocausali del cambiamento climatico.

Implicazioni radicali

Se le conclusioni del team sono corrette, le politiche climatiche globali incentrate sulla riduzione della CO2 potrebbero essere mal dirette. Gli autori invitano a un ripensamento, suggerendo che le risorse vadano destinate a studiare i cicli naturali del clima e altri gas serra, inevitabili e potenzialmente più influenti. Tuttavia, lo studio solleva domande: i dati di laboratorio possono davvero scalare all’atmosfera globale? E come si conciliano con il trend di riscaldamento post-1980?

Reazioni della comunità scientifica

Lo studio di Hammel e colleghi ha scatenato reazioni contrastanti. I climatologi mainstream, legati all’IPCC, lo criticano, sostenendo che misurazioni puntuali non catturano la complessità dell’atmosfera reale, dove la CO2 interagisce con altri gas e feedback. Esperti come Gavin Schmidt potrebbero sottolineare che il riscaldamento recente segue troppo da vicino l’aumento della CO2 (da 340 a 420 ppm) per essere ignorato. Tuttavia, alcuni ricercatori indipendenti lodano l’approccio sperimentale, vedendo nei dati un richiamo a non dare per scontati i modelli teorici. La mancanza di un’analisi globale esaustiva resta un punto debole, secondo il consenso.

Conclusione

CO2 Back-Radiation Sensitivity Studies under Laboratory and Field Conditions è un lavoro provocatorio che usa dati reali per sfidare la narrativa dominante. Con esperimenti innovativi, Hammel e il suo team suggeriscono che la CO2 sia un attore minore nel cambiamento climatico, spostando l’attenzione su forze naturali e altri gas serra. Anche se non convince tutti, questo studio ricorda che la scienza avanza mettendo in discussione anche le certezze più consolidate.

Studi di sensibilità alla retro-radiazione di CO2 in condizioni di laboratorio e di campo

Abstract

Abbiamo misurato la Back-Radiation IR utilizzando un setup sperimentale relativamente economico e una camera di prova con concentrazioni crescenti di CO2, partendo da un’atmosfera di N2 pura contro un fondo nero di riferimento a temperatura controllata. I risultati confermano le stime di questo lavoro e le precedenti scoperte sulla saturazione della radiazione infrarossa indotta dalla CO2 in condizioni atmosferiche realistiche. Abbiamo utilizzato questo setup anche per studiare gli effetti di forzatura termica con gas serra più potenti e rari in un cielo notturno limpido. I nostri risultati e la loro interpretazione sono un’altra indicazione per un approccio più critico nella modellazione climatica e contro l’interpretazione mono causale degli indici climatici solo causati dalle emissioni antropogeniche di gas serra. La fisica di base, unita alle misure e ai dati di fisica di base, ci permettono di valutare la retro-radiazione infrarossa indotta dalla CO2 che deve seguire un comportamento asintotico di tipo logaritmico, che è anche ampiamente accettato nella comunità dei cambiamenti climatici. L’importante questione della sensibilità del clima con il raddoppio delle attuali di CO2 è stimata al di sotto di 1˚C. Questo valore è importante quando le Nazioni Unite considerano il cambiamento climatico come una minaccia esistenziale e molti governi intendono ridurre rigorosamente le emissioni nette di gas serra, guidati da un’ambiziosa Unione Europea ispirata dall’IPCC, che punta a ridurre le emissioni di più del 55% nel 2030 e fino al 100% nel 2050.

Ma probabilmente dovrebbero ascoltare anche gli esperti che hanno riscontrato che tutte queste previsioni presentano tabili difetti nei modelli di base, nei dati e negli scenari d’impatto.

Conclusioni: Le prove sperimentali di questo lavoro confermano i lavori precedenti secondo cui l’aumento dei livelli di CO2 ai livelli attuali nell’atmosfera non può contribuire in modo significativo al riscaldamento grazie a una maggiore retro-radiazione. Abbiamo anche dimostrato che l’aumento dei gas serra come il freon, mostrano una forte risposta in termini di retro-radiazioni quando vengono aggiunti alla nostra camera di prova atmosferica. I modelli climatici e i loro forzanti di CO2 dovrebbero subire revisioni e dovrebbero essere raccolte molte più prove sperimentali sulla risposta alla radiazione IR dei gas a effetto serra prima di considerare gli attuali trend di riscaldamento e i meccanismi di cambiamento climatico mono causali alle teorie sui gas serra.

Fonte: Atmospheric and Climate Sciences

Fonte: LA CO2 NON SCALDA IL PIANETA: UNA SFIDA CONTINUA ALLA NARRAZIONE CLIMATICA (Autore: Enzo Ragusa)

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