Roma, 3 luglio 2025 – Da papa Francesco a papa Leone: che cosa cambia per Giorgia Meloni? Alberto Melloni (nella foto sotto), riconosciuto come uno degli storici più esperti e affermati sul Cristianesimo e sulle questioni religiose, parte proprio dal rapporto tra la premier e l’ex Pontefice argentino: “Giorgia Meloni ha avuto un rapporto speciale con papa Francesco. Il Papa vedeva in lei una popolana e lei in lui anche una figura quasi paterna, alla quale era accomunata da un approccio che ha a che fare con la biografia politica di tutti e due. E questo è stato per la presidente del Consiglio un supporto formidabile e fondamentale in molte circostanze: basta pensare al fatto che il Papa abbia accettato l’invito ad andare suo ospite al G7 di Borgo Egnazia”.
Meloni, dunque, si ritrova un po’ orfana al cospetto di Leone XIV.

“Con la morte di papa Francesco per Giorgia Meloni comincia un capitolo nuovo anche nei rapporti con la Chiesa e l’udienza di oggi dal Papa, una visita, la prima, di un leader del G7 dopo il vertice Nato, è stata senz’altro una visita importante nella quale, da quello che si capisce, si è aperto un rapporto che è quello istituzionale e che non è detto che possa avere lo stesso esito personale che aveva avuto con il predecessore”.
In primo piano c’è il fronte delicato e prioritario delle guerre e della pace.
“Nell’incontro il Papa avrà certamente toccato gli argomenti che ha già espresso nel suo Magistero: la predicazione di papa Leone in questo periodo non è stata certo una predicazione che si è fatta notare per un gusto letterario, retorico, per formule particolarmente incisive o altisonanti. Ciononostante la sua posizione in materia di riarmo è stata molto chiara e nitida, molto simile a quella di Francesco: una diffidenza verso l’idea che si possa preparare la pace armando fino ai denti Paesi che in Europa si sono fatti la guerra fino a 80 anni fa in maniera piuttosto selvaggia. E, dall’altro, il Papa non potrà non aver condiviso le sue preoccupazioni su quello che è l’andamento di tutti i grandi fronti di guerra, quello russo-ucraino e quello fra Israele e Hamas, dove in entrambi i casi, come capita non da oggi, il prezzo maggiore, il prezzo più amaro e salato viene pagato dalle popolazioni civili che soffrono di queste guerre che ormai si combattono con la logica di un bellum perpetuum, una guerra che non ha mai fine e nella quale al massimo si possono ottenere delle tregue, ma non la pace”.
Quali sono stati gli altri capitoli di politica estera affrontati?
“Papa Leone, da quello che sappiamo, ha ascoltato la premier Meloni, rispetto a quelli che sono gli impegni dell’Italia sulla sicurezza alimentare che tocca una questione, quella della fame, che oggi è molto sentita a tutti i livelli. La premier ha certamente condiviso, più in generale, la collaborazione con le organizzazioni cattoliche per la cooperazione in Africa, nell’ambito del Piano Mattei, e la preoccupazione per le comunità cristiane in Medio Oriente”.
Arriviamo ai nodi bilaterali.
“Sicuramente uno in modo particolare. Con il governo Conte è stata introdotta nella dichiarazione dei redditi una doppia casella per il versamento dell’8×1000 a favore dello Stato dedicata alla lotta alle tossicodipendenze. È una questione molto tecnica, ma è molto rilevante sostanzialmente e dal punto di vista delle relazioni internazionali è ancora più rilevante. Il problema è che la nuova casella ha intercettato una grande forma di consenso, che alla fine, però, ha voluto dire una perdita molto secca di risorse per la Chiesa cattolica, il che vuol dire una perdita di capacità di erogazione a favore delle fasce più deboli e più esposte della popolazione, incluse quelle travolte dalla tossicodipendenza”.
È il caso che ha denunciato il presidente della Cei, il Cardinale Matteo Zuppi.
“Sì. Ed è la prima volta, dopo molti decenni, che viene lamentata una situazione che non riguarda un vulnus teorico al Concordato, come la legge sul divorzio, ma che tocca, invece, una questione molto concreta che mette in discussione il principio di bilateralità. Allora, negli incontri di ieri è immaginabile che si sia affrontato anche quest’argomento nel quale il governo deve dimostrare la propria credibilità nel rispettare i patti internazionali che sono stati sottoscritti, come quello che riguarda la prospettiva concordataria firmata ormai 41 anni fa e che in questi 41 anni non ha mai conosciuto una frattura di questo genere”.
Un altro terreno di confronto può essere stato quello del fine vita?
“È possibile che nel colloquio il governo di centrodestra abbia fatto quello che hanno fatto spesso i governi di centrodestra: cercare di dire alla Chiesa cattolica che alcune loro posizioni sul fine vita, sull’aborto, sono più coerenti con il Magistero cattolico di quanto non lo siano quelle della sinistra che, invece, dà la priorità al destino della povera gente e dei migranti. Ma d’abitudine da parte cattolico-romana non c’è una grande sensibilità verso chi vuole spiegare al Papa come si fa il Papa o ai Vescovi come fare i Vescovi. Lo sanno fare abbastanza bene da soli e in ogni caso sono veramente piuttosto indisponibili a condividere questa responsabilità con altri”.