Luca Mercalli: “Sulle Alpi l’innevamento è ormai intermittente”

Montagna Alpi

Intervista al climatologo, che spiega gli effetti in alta quota del riscaldamento globale: “gli sport invernali hanno difficoltà a pianificare un’attività continua e redditizia, e abbiamo meno capitale idrico per l’estate”

La crisi climatica accelera sempre di più la sua corsa. Nell’ultimo secolo la temperatura media nelle Alpi è aumentata di due gradi e a soffrire in primo luogo sono soprattutto i ghiacciai alpini, giganti bianchi sempre più fragili e ormai in forte “ritirata”, e la montagna caratterizzata da sempre meno neve con impatti negativi anche sul turismo invernale. “L’innevamento alpino è, infatti, oggi diventato come quello appenninico, ossia un innevamento intermittente”. A spiegarci ciò è Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica italiana, climatologo e divulgatore scientifico, che in questa intervista, realizzata a margine della presentazione del report Neverdiversa 2023 di Legambiente, fa un breve punto della situazione indicando anche cosa bisognerebbe fare per aiutare il Pianeta ed evitare che diventi “ostile all’umanità”.

foto di Luca MercalliMercalli, qual è lo stato di salute dei ghiacciai alpini e della neve italiana?
I ghiacciai alpini e la presenza di neve soffrono particolarmente il riscaldamento globale e visto che la temperatura media nelle Alpi nell’ultimo secolo è aumentata di due gradi, praticamente il doppio rispetto alla media dell’intero pianeta, gli effetti sul nostro patrimonio di neve e ghiaccio si fanno sentire in modo drammatico. In particolare, con le estati sempre più calde, come quella del 2022 che è stata in assoluto per le Alpi la più calda e la più asciutta contemporaneamente, abbiamo visto andar via uno spessore di ghiaccio di quattro metri in media su tutti i ghiacciai alpini, che è circa il triplo di quello che andava via negli anni precedenti. Quindi il risultato è che quando abbiamo queste estati africane, i nostri ghiacciai battano in ritirata così in fretta da farne ormai presagire la completa scomparsa ed estinzione almeno sotto i 4mila metri entro il 2050. Quindi perderemo tutti i ghiacciai piccoli, rimarrà un po’ di ghiaccio soltanto sopra i 4mila metri, il che vuol dire vetta del Monte Rosa, vetta del Monte Bianco, ma a fine secolo rimarrà veramente poco del patrimonio glaciale della Alpi.

Questo cosa comporterà?
Un problema per il turismo, un problema per l’acqua che fluisce nei quattro grandi fiumi che prendono sorgente dalle Alpi. L’innevamento a sua volta si restringe, diventa più limitato come durata e spesso anche come quantità. Ci possono essere delle annate con delle nevicate abbondanti, ma in ogni caso durano di meno. E soprattutto l’innevamento alpino che fino a 50 anni fa era continuo, si formava a inizio novembre e terminava a metà giugno, oggi è diventato come quello appenninico, è un innevamento intermittente possiamo avere un periodo con buona neve ma poi la temperatura sale, la neve fonde, scopre i pascoli fino a oltre i duemila metri. Questo vuol dire che da un lato gli sport invernali hanno difficoltà a pianificare un’attività continua e redditizia, e dall’altro abbiamo meno capitale idrico per l’estate. La fortuna del bacino del Po è di avere tanta acqua d’estate e quest’acqua arriva in buona parte della fusione della neve che si è accumulata durante l’inverno. Se la perdiamo nei mesi precedenti, anche d’estate poi va in sofferenza per le portate del Po.

Che futuro ci aspetta?
Il nostro futuro è legato alle scelte internazionali sulla mitigazione delle emissioni di gas serra. Purtroppo, o lo facciamo tutti insieme, otto miliardi di abitanti di questo pianeta, oppure non servirà. Entro il 2050 bisogna diventare neutri nei confronti delle emissioni di gas serra e solo questo ci permetterà di rimanere sotto i due gradi di aumento complessivo della temperatura media planetaria al 2100, e questo limite è il limite di sicurezza che dobbiamo garantire alle generazioni future e ai nostri giovani. Se si va sopra i due gradi si va verso un pianeta ostile all’umanità.