Mahmood ritrova Mahmood sui palchi dei palasport. E mentre si prepara a riallestire lo show legato a doppio filo con l’ultimo album “Nei letti degli altri” che porta da un anno sui palcoscenici europei, il ”frà” di “Tuta gold” fa il punto questo suo momento a Soundcheck, il format musicale disponibile sul sito e sui social del nostro giornale.
Alessandro, il 17 maggio si apre all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno la fase finale di quell’N.L.D.A. Tour atteso all’epilogo il 25 al Forum di Assago
“Per me è la chiusura del cerchio, l’epilogo di progetto lungo due anni e mezzo in cui ho messo tante parti di vita. La mia. Viaggiando di città in città, in Italia come all’estero, ho avuto modo di toccare con mano quanto la reazione del pubblico cambi da un palco all’altro. Diciamo, infatti, che nel mio caso il luogo fa il concerto. O contribuisce molto a farlo. Unica costante, la sorpresa. Ecco, è stato un buon tour perché inaspettato”.
L’ha definito “un bel modo per salutarsi”. E poi che succede?
“Quando lavoro tanto non riesco a scrivere, perché mi sento prosciugato dalla vita. Per tornare quello di sempre mi basta, però, andare in giro, conoscere gente, scoprire posti nuovi”.
Un posto nuovo da scoprire?
“Il Giappone, anche se non penso che quest’anno ce la farò a volare fin là. Più probabile che vada l’anno prossimo. I primi tre album li ho realizzati nell’arco di sei anni, questo significa che me ne servono almeno un paio per produrre nuovo materiale, per immagazzinare le esperienze necessarie a creare”.
Lo spettacolo che riporta nei palazzi dello sport è una specie di viaggio onirico su un letto-tappeto da “Mille e una notte” in volo verso l’ignoto
“Già, con un sottofinale molto intimo, dal gran trasporto. Mi piace tanto”.
E l’ultimo singolo “Sottomarini” a che punto affiora?
“Sulla scaletta c’è ancora un po’ di lavoro da fare. Il pezzo l’ho scritto un anno e mezzo fa, in studio con Davide Simonetta, per raccontare le cose della mia vita che non funzionavano. In corso d’opera, però, ho capito che la soluzione a certi problemi sta nelle relazioni con le persone che abbiamo attorno”.
“Sottomarini” l’ha presentata a Sanremo. Come s’è trovato nella duplice veste di conduttore e performer della quarta serata?
“Riguardandomi, pur nella mia goffaggine di conduttore, alla fine mi sono piaciuto. Perché per me quella era una cosa totalmente nuova e senza qualcuno che mi desse indicazioni su cosa fare è stata un po’ un’avventura. Mi sono lanciato nel vuoto senza schiantarmi del tutto, dai. Questo grazie anche all’esperienza di Geppy Cucciari e Carlo Conti, con cui m’è sembrato di giocare piuttosto che lavorare”.
Nel 2016 era all’Ariston fra le Nuove Proposte con Gabbani, Irama ed Ermal Meta. Proposte di peso, visto che poi in tre su quattro il Festival l’avete pure vinto
“Ricordo che per me fu una specie di ‘ora o mai più’. Avevo cominciato a scrivere con in tasca il mio primo contratto discografico, ma ero alla ricerca di quel qualcosa in più capace farmi fare il passo decisivo. Sensazione non solo mia, visto che poi tutti e quattro ci siamo dati un gran da fare per raggiungere i nostri sogni”.
Visto il successo riscontrato poi in classifica da “Tuta gold”, se l’anno scorso a Sanremo fosse entrato nella cinquina avrebbe potuto veramente sbaragliare ogni concorrenza ripetendo il copione seguito cinque anni prima con “Soldi”.
“Per me la cosa più importante del Festival non è la classifica finale, ma sono i risultati che riesce a farti raggiungere con la canzone che presenti in gara. E io da ‘Tuta gold’ più di così non avrei potuto pretendere”.
Qualche settimana fa una sua foto con Sarah Jessica Parker sui social ha scatenato il web. Com’è andata?
“Ci siamo trovati a Tenerife per la campagna pubblicitaria di Zalando. Mi avevano detto di chiamarla ‘SJ’, ma i primi due giorni non siamo riusciti praticamente a parlarci perché i set di ripresa erano molto lunghi e di tempo libero ne avevamo davvero poco. Il terzo, però, sono riuscito ad insegnarle un po’ di parole in italiano. Molto simpatica”.
Fra i tanti incontri di una carriera di successo, ce n’è uno che ha lasciato il segno più di altri?
“Il primo disco che ho comprato in vita mia è stato ‘The score’ dei Fugees, quindi, l’opportunità di conoscere Lauryn Hill quando nel 2019 ho aperto il Locus Festival, in Puglia, rimane uno dei miei ricordi più croccanti. Amo lei e la sua musica, che mi ha molto influenzato. Mentre le tendevo la mano, ho pensato: ora muoio”.