Meghan Markle ha perso il secondo figlio per un aborto spontaneo poco dopo la nascita del primogenito Archie.
Meghan Markle ha scritto un editoriale per il New York Times per rivelare il dolore di un aborto spontaneo e parlare del percorso di guarigione.
L’aborto spontaneo, secondo il racconto di Meghan Markle, è avvenuto nel luglio di quest’anno. La duchessa del Sussex ne scrive fra le righe nell’articolo, fotografando il momento esatto in cui spiega di aver capito ciò che stava accadendo. “Ho saputo in un momento in cui stringevo fra le braccia il mio primo bambino che stavo perdendo il secondo”, ricorda.
Meghan Markle racconta l’aborto
Poi entra nei dettagli: “Dopo aver cambiato il pannolino” ad Archie – scrive – “ho avvertito un forte crampo e mi sono accasciata sul pavimento con lui fra le braccia, mormorando una ninna nanna per tenerci calmi entrambi. Ma il tono allegro contrastava con la mia sensazione che qualcosa non stesse andando per il verso giusto”.
“Alcune ore più tardi – prosegue la narrazione sul New York Times – ero stesa in ospedale, tenendo la mano di mio marito. Sentivo il calore del suo palmo e gli ho baciato le nocche. Avevamo entrambi il volto bagnato dalle lacrime. E guardando i freddi muri bianchi” della stanza “ho cercato d’immaginare come avremmo mai potuto rimarginare” il senso di quella perdita.
L’aborto e il rinvio del processo contro il Daily Mail
La rivelazione sull’aborto spontaneo segue non poche indiscrezioni circolate negli ultimi mesi sulla possibile seconda gravidanza di Meghan Markle. E spiega il rinvio della prossima fase di un processo intentato da lei stessa – con il sostegno di Harry – contro il tabloid britannico Daily Mail, accusato di aver pubblicato a suo tempo una lettera privata scritta da lei al padre Thomas Markle, in violazione (secondo la denuncia) sia della sua privacy familiare sia dei suoi diritti di copyright.
Una causa tuttora aperta, e che non ha mancato di suscitare polemiche, il cui rinvio era stato chiesto proprio dagli avvocati della stessa duchessa e concesso dalla corte in base a ragioni che la giudice che presiede le udienze aveva ritenuto nei giorni scorsi di non voler rendere pubbliche d’autorità. (fonte ANSA)