Pensioni, Tridico: più flessibilità per lavori usuranti e gravosi – InvestireOggi.it

Per il presidente dell’Inps Pasquale Tridico chi svolge lavori usuranti e gravosi deve poter andare in pensione prima.

L’Inps torna sul tema delle pensioni. A parlare è sempre il presidente Pasquale Tridico che, ai microfoni di Sky Tg24, chiede maggiore flessibilità per i lavoratori usuranti e gravosi. Un suggerimento che il governo non potrà non potrà trascurare.

Anche i sindacati avevano fatto leva su questo delicato aspetto durante l’ultimo incontro con la ministra al lavoro Nunzia Catalfo in tema di riforma pensioni avvenuto un mese fa. Il quadro della riforma, benché ancora allo stato embrionale, sarà a 360 gradi.

Maggiore flessibilità per lavori gravosi e usuranti

Come ha ribadito Tridico, l’idea è di avanzare per i lavoratori gravosi e usuranti delle possibilità di uscite anticipate dal 2022.

E’ questo il sentiero su cui bisognerebbe muoversi. Insieme a quello di inserire una pensione di garanzia per i giovani”.

La misura sarebbe pienamente sostenibile e attuabile perché i conti dell’Inps sono a posto. Il debito dell’Istituto, così come il fatturato, fa parte del bilancio dello Stato – ha detto Tridico – è quindi del Paese.

“E’ ovvio che durante questo periodo di pandemia abbiamo incamerato meno contributi, anzi li abbiamo anche sospesi, ma non c’è da allarmarsi. Lo Stato si indebita, in modo sostenibile in questo periodo”.

La proposta di Tridico sulle pensioni

Le preoccupazioni maggiori per il governo, però, sembrano quelle legate alla fine di quota 100. Non è ancora chiaro cosa succederà.

Ultimamente si è fatta strada la proposta del presidente dell’inps Tridico che ha prospettato l’idea di introdurre un sistema di pensionamento anticipato flessibile che tenga conto del tipo di lavoro svolto.

In buona sostanza, Tridico vorrebbe che fossero introdotti dei coefficienti o un sistema a punti che riconoscesse il lavoro gravoso o usurante tale da permettere di lasciare in anticipo l’attività in base anche agli anni prestati per le mansioni ricoperte.

Con un minimo di contributi versati facendo ad esempio riferimento all’attuale riforma Fornero che prevede 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età per alcune tipologie di lavoratori precoci.

Pensioni e flessibilità in uscita

Serve quindi “una riforma che garantisce maggiore flessibilità in uscita dal mercato del lavoro è la linea su cui ci stiamo muovendo. Realizzare questa flessibilità è improcrastinabile” – ribadisce Tridico – per evitare di mettere tutti sullo stesso piano e riconoscere certe professioni più logoranti di altre, come avviene anche in altri Paesi.

Quindi “bisogna superare l’età di pensionamento uguale per tutti i lavoratori tenendo conto della gravosità dei lavori e stabilire un’età minima di uscita. Offrire ai lavoratori gravosi la possibilità di andare in pensione in maniera flessibile sarebbe un ottimo risultato“. Sulla flessibilità per andare in pensione “c’e’ un dibattito aperto” anche sull’età di riferimento, ha aggiunto Tridico, spiegando che “laddove si passi al contributivo la flessibilità è un atto dovuto“.

Le aspettative di vita

Inoltre, sempre secondo Tridico, dovrebbe essere previsto un sistema che blocchi gli effetti degli incrementi dell’aspettativa di vita sull’età pensionabile. Questa misura, infatti, penalizza oltremodo chi è ormai prossimo all’età di uscita del mondo del lavoro, allontanando un traguardo che sembra essere ormai raggiunto.

Per il presidente dell’Inps gli effetti della correzione dovrebbero essere neutralizzati oltre una certa età (60 anni, ad esempio), legando l’aspettativa di vita all’anno di nascita dei lavoratori. In questo modo, anche se dovessero intervenire modifiche e riforme successive, non si correrebbe il rischio di veder allontanarsi l’età pensionabile.