Quando le immagini fanno riflettere

È in corso a Città del Messico la XVI edizione della “Biennale internazionale del manifesto”. Una delle categorie è dedicata alla biodiversità

Dal mensile di ottobre – Il Messico ha un’importante tradizione visuale ma fino agli anni ’80 era ancora isolato rispetto ai protagonisti della grafica internazionale e lontano da tutte le principali manifestazioni del settore. È per ovviare a questa situazione che il grafico Xavier Bermúdez, dopo dieci anni d’insegnamento universitario a Città del Messico, decide di fondare nel 1990 la “Biennale del manifesto”. L’evento riceve da subito numerose adesioni, fra cui quelle dei grandi nomi del design. Ma si distingue anche per la vocazione formativa, con il suo programma d’incontri, conferenze e atelier offerti ai giovani professionisti e agli studenti provenienti dalle scuole di design.

La prima edizione della Biennale prevedeva una categoria sociale, che nel ’90 fu dedicata proprio all’ambiente, con la partecipazione dell’allora direttore esecutivo dell’Unep Mostafa Tolba. La collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente si approfondisce nel 2002, in occasione della VII edizione, con l’introduzione di una categoria dedicata alla tutela dell’ambiente. Da allora ogni edizione declina le questioni ambientali in modo diverso. Per questa categoria l’Unep sceglie il tema e partecipa alla selezione dei manifesti. I lavori scelti vengono poi esibiti in occasione dei grandi eventi organizzati dall’Onu, una straordinaria occasione di farsi conoscere per i loro autori.

Quest’anno la Biennale ha ricevuto un totale di 5.760 manifesti, provenienti da ottantatré Paesi, ma la pandemia globale ha imposto qualche cambiamento, a partire dall’invio dei manifesti in formato esclusivamente digitale. Mentre le opere selezionate in tutte le classi di concorso sono state rese note ad agosto, la scelta dei vincitori è stata rimandata al prossimo luglio per poter dare la possibilità alla giuria internazionale di riunirsi in presenza.

Nel frattempo, le opere selezionate saranno esposte per tre mesi presso il museo “Franz Mayer” di Città del Messico, accompagnate dal nuovo catalogo dell’evento. A luglio la mostra si sposterà invece nel nord del Paese, al museo “Arocena de Torreón”, dove si svolgeranno anche le premiazioni. I manifesti per la biodiversità saranno inoltre protagonisti di un evento artistico organizzato a Kunming, in Cina, in occasione della Cop che si terrà nel 2021. Su oltre 1.200 lavori ricevuti, i manifesti per la biodiversità selezionati sono stati 44. «La maggior parte dei partecipanti in questa categoria sono giovani di 23-25 anni e questo è molto interessante perché portano nuove riflessioni», sottolinea Bermúdez. Degna di nota anche la provenienza di molti grafici. Oltre al Messico, i Paesi più rappresentati sono Taiwan, Cina, Iran e Polonia. I manifesti selezionati nella categoria “biodiversità” sono visibili sul sito dell’evento. Tutte le organizzazioni ambientali, previo consenso degli autori, potranno utilizzarli per sensibilizzare il pubblico tramite esposizioni tematiche o campagne dedicate. La richiesta dovrà essere fatta direttamente alla direzione della Biennale. Una vastissima collezione di manifesti, associata alle edizioni precedenti, è inoltre disponibile nell’archivio digitale e potrà presto essere consultata anche in inglese. L’intero archivio, donato all’Università Autonoma di San Luis Potosí per poter essere preservato, è in fase di catalogazione e le immagini disponibili nel database aumentano di giorno in giorno.

L’INTERVISTA A XAVIER BERMÚDEZ: “L’aspetto artistico aiuta, ma l’importante è l’idea che si trasmette”

Che cosa distingue il manifesto da altre forme artistiche visuali? Il manifesto libero, di autore o politico, è lo strumento di comunicazione più democratico che ci sia. Consente, con un costo relativamente basso, di avere un impatto sulla comunicazione pubblica. È accessibile a tutti e permette di dire molto con poco. Circola nelle strade, nelle gallerie e ora anche nel web e nell’arredo. Sono pochi quei manifesti di cui si possa dire che devono essere parte della storia grafica del mondo, sono però esempi meravigliosi che aiutano la gente a far meglio il proprio lavoro. L’arte moderna può piacere anche molto, ma non sempre si è in grado di capire cosa vogliono dire gli artisti. Invece nei manifesti capisci o non capisci, ti piace o non ti piace, è chiaro o non è chiaro. L’aspetto artistico aiuta molto nella comunicazione, ma l’importante è l’idea che si trasmette.

Come vengono selezionati i manifesti per l’ambiente? Noi ci occupiamo dell’estetica, del design, della comunicazione, della composizione grafica e della tipografia, mentre il contenuto deve essere approvato dall’Onu. Non selezioniamo soltanto i manifesti più belli, ma quelli che hanno un messaggio importante. Prediligiamo gli inviti alla riflessione e a cambiare i propri comportamenti piuttosto che quelli che si limitano a denunciare un problema. Penso che un buon manifesto possa aiutare la gente a prendere coscienza e a riflettere sui problemi ambientali. È una pratica difficile perché devi avere una conoscenza pratica di come realizzare un’immagine ma sapere cosa si vuole dire è ancora più importante. Se non si ha una forma di pensiero propria, è impossibile manifestare qualsiasi cosa.

Per ulteriori informazioni: http://bienalcartel.org/seleccionados-categoria-c/

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