Sale il pressing su Israele, Londra e la Ue congelano gli accordi (ma Italia e Germania si sfilano)

Roma, 20 maggio 2025 – Una bufera diplomatica si sta abbattendo su Israele mentre la situazione della popolazione a Gaza si fa di giorno in giorno più drammatica col graduale avanzare all’interno della Striscia di cinque divisioni incaricate da Benjamin Netanyahu di “sgominare Hamas”. Lunedì, dopo una sospensione di due mesi e in seguito alle pressioni Usa, Israele ha autorizzato l’ingresso di 5 camion con latte in polvere per bebè. Ieri nella Striscia sono entrati 93 camion di viveri. Secondo gli esperti si tratta comunque di “una goccia nel mare” perché gli aiuti sono attesi da 2,3 milioni di persone. A Gaza, ha avvertito Tom Fletcher (vicesegretario generale dell’Onu) “14 mila neonati devono essere salvati con la massima urgenza, abbiamo 48 ore”. “Non possiamo permettere che la popolazione di Gaza muoia di fame”, ha affermato il premier britannico Keir Starmer. “Le quantità di aiuti autorizzate da Israele sono del tutto inadeguate”.

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Displaced Palestinians gather to collect portions of cooked food at a charity distribution in Jabalia in the northern Gaza Strip on May 19, 2025. Prime Minister Benjamin Netanyahu said on May 19 that Israel will “take control” of the whole of Gaza, as the military pressed a newly intensified campaign in the war-ravaged territory. After Israel announced it would let limited aid into Gaza, the head of the World Health Organization issued a stark warning on the humanitarian crisis in the territory, saying that “two million people are starving”. (Photo by Bashar TALEB / AFP)

Come prime misure concrete, il governo britannico ha deciso di sospendere i negoziati commerciali con Israele su un trattato di libero scambio post Brexit, ha vietato l’ingresso ad una esponente del movimento dei coloni e ha convocato l’ambasciatrice a Londra Tzipi Hotoveli.

Altre espressioni di crescente malessere sono giunte dal presidente Trump: “È frustrato per quanto succede a Gaza. Vuole la fine della guerra, vuole che gli ostaggi tornino a casa, vuole che entrino gli aiuti e che si inizi la ricostruzione”.

Un altro avvertimento è giunto dall’alto rappresentante Ue Kaya Kallas secondo cui, alla luce della “catastrofica” situazione a Gaza, occorre esercitare pressioni: “C’è una forte maggioranza – ha affermato – a condurre una revisione del rispetto dell’articolo 2 dell’accordo di associazione con Israele”. Ma Roma e Berlino sono contrarie. Altre minacce, per ora velate, di sanzioni sono giunte dal Canada e dalla Svezia. La Francia ha inoltre condannato il “linguaggio odioso utilizzato di recente da membri del governo israeliano e la minaccia evocata di un dislocamento forzato di civili di fronte a una disperante distruzione di Gaza”.

Netanyahu ha replicato che quanti a Londra, Ottawa e Parigi invocano adesso uno Stato palestinese indipendente “offrono un premio elevato ai responsabili dell’attacco genocida del 7 ottobre”. “La guerra – ha argomentato – può terminare domani se Hamas rilascia gli ostaggi, depone le armi e se la Striscia viene smilitarizzata. Questa è una guerra fra la civiltà e la barbarie”.

Il timore di Israele è che come in passato gli aiuti siano sequestrati da Hamas e che poi, mediante la loro distribuzione, siano utilizzati per rafforzare il controllo sulla popolazione. L’Idf sta allestendo dunque quattro zone protette per la distribuzione di viveri a centinaia di migliaia di persone: tre nel sud della Striscia, a Rafah, e una a sud dell’Asse Netzarim, nel settore centrale. Da domenica, ed una volta la settimana, agenti Usa consegneranno a ogni capo famiglia un pacco di viveri da 20 chilogrammi. Per non patire la fame la popolazione dovrà stiparsi nelle vicinanze di questi centri e già l’Egitto esprime crescente apprensione che masse di disperati possano all’improvviso riversarsi verso il vicino deserto del Sinai mentre dirigenti statunitensi ed israeliani non fanno mistero che vedrebbero con favore una “emigrazione volontaria verso Paesi terzi” di palestinesi da Gaza.

Israele sta per diventare uno Stato paria, come un tempo il Sudafrica”, ha avvertito il generale (riserva) Yair Golan, leader del principale partito di sinistra alla Knesset. “Uno Stato sano di mente non fa la guerra ai civili, non uccide bambini per hobby e non si pone obiettivi come la espulsione di una popolazione”. Investito da un coro generale di reazioni indignate per aver utilizzato il termine ‘hobby’, Golan ha poi rettificato le sue parole spiegando che esse non erano affatto dirette verso l’esercito bensì ai ministri dell’estrema destra.