Shorty a Soundcheck: ‘Nuova forma’, un viaggio emotivo nato da una perdita

Dice che se a suo padre parli di Milano, ti chiede in palermitano stretto “ma cumu è ca a Melanu li màchini sunnu targati Missina e a Missina sunnu targati Melanu?”. Domande (senza risposta) sul Mi e il Me che strappano una ristata a Davide Sciortino, meglio conosciuto nel mondo della canzone come Shorty, a latere dell’intervista in cui racconta a “Soundcheck”, il format musicale del nostro giornale disponibile sul sito e sui social, l’ultimo album “Nuova forma”, quinto capitolo di una discografia varata nel 2017 da “Straniero”.

Davide, “Nuova forma” è nato in un momento un filo critico della sua vita di questi ultimi anni, visto che le era andata a fuoco casa

“Sì, nato da una perdita. Anche se di fisico non è andato distrutto un granché, visto che le fiamme non sono arrivate alla mia stanza, ma da un giorno all’altro mi sono ritrovato in strada, senza un riferimento fisico per il mio lavoro, con tutte le mie cose chiuse in un magazzino. Penso si sia trattato di un regolamento di conti di mafia di quartiere, fatto sta che ho perso la mia casa. Alla fine, però, mi sono reso conto che se continui a recriminare sulla perdita non la supererai mai e così ho voltato pagina”.

Si trovava a Londra

“Sì, a Golders Green. Ho vissuto lì 16 anni e conoscevo tutti. La perdita della casa, però, m’ha spinto a guardarmi dentro, a ritirarmi in me stesso abbandonando un po’ della vita sociale fatta fino a quel momento passando da un club all’altro. Sono tornato a casa, a Palermo, per nove mesi e poi, grazie alla mia compagna, che è di lì, mi sono trasferito a Budapest. Mi manca un po’ il Ronnie Scott, ma pure lì ci sono dei jazz club di livello”.

Il disco è pieno di amici, a cominciare da Daniele Silvestri con cui in passato aveva già fatto diverse cose.

“Già. Ci sono pure Serena Brancale, Ainé, Casadilego e Giò Sada con cui siamo amici dai tempi di X-Factor ed è la mia voce rock italiana preferita”.

A proposito di X-Factor, uno dei “grazie” della sua vita va sicuramente ad Elio, che la volle nella sua squadra. E gli altri a chi li deve?

“Ai miei genitori, al 100%. Se non avessi avuto la loro fiducia e il loro sostegno, mi sarebbero mancati gli strumenti per credere in me stesso. Ma debbo dire grazie anche a tutte le persone che hanno creduto in quel che faccio”.

Lei ha fatto il Sanremo della pandemia, quello senza pubblico. Mai avuto la tentazione di dire: vorrei riprovarci, per godermelo così come dev’essere?

“Sì, mi piacerebbe. Ma non l’ho ancora fatto. Scrivendo ‘Regina’, il pezzo presentato all’Ariston tra le Nuove Proposte, mi resi subito conto che era quello giusto per arrivare fino al Festival. Successivamente quel tipo di attrazione, quella magia, non s’è ripetuta”.

Tre brani di “Nuova forma” da mettere nella playlist?

“Innanzitutto, la stessa ‘Nuova forma’. Perché racchiude l’essenza del disco: imparare a convivere col dolore, stringergli la mano e farci un po’ amicizia per provare a trovare il modo di superarlo. Pure ‘Bla bla bla’, perché è pezzo con la carica ironica giusta per difenderci da un momento storico abbrutito come quello che stiamo vivendo. Terzo, ‘Fuorigioco’ perché si porta dietro una vulnerabilità mista alla consapevolezza di non dover recriminare mai se in quel che s’è fatto s’è cercato di dare il meglio”.

A primavera parte il tour che il 21 maggio la porta pure al Blue Note

“Per i live ho in mente qualcosa di veramente potente. Ho voluto coinvolgere, infatti, ragazzi giovani e talentuosissimi. La direzione artistica è del tastierista romano Roberto Iadanza, ma ci sono pure la bassista Maria Vittoria Benigni, il chitarrista Christopher Padilla Billa, il batterista Joe Allotta, con cui ho collaborato pure nel Funk Shui Project. Sarà uno spettacolo molto rock, cosa abbastanza atipica per i miei live che di solito tendono più al jazz e all’hip-hop. Diciamo che torna fuori il Davide sedicenne, grande appassionato di Rage Against the Machine e Linkin Park”.

Un progetto lì da parte?

“Un disco in inglese per il mercato internazionale. E, visto che sognare non costa nulla, dico: con ospiti Anderson Paak, Kendrick Lamar e J-Cool, i miei tre rapper preferiti, ma pure la norvegese Aurora e il pianista Robert Glasper”.