In alcune regioni del Nord della penisola si è diffusa Aedes koreicus, la zanzara cosiddetta coreana resistente al freddo e potenzialmente portatrice di virus patogeni. Ecco perché non è l’unica specie da tenere d’occhio
di ANDREA MONACO
Una piccola notizia scientifica atterra sul terreno emotivo ben arato da quasi due anni di pandemia ed ecco che si crea il caso: “Dalla Corea la zanzara che sopravvive al freddo”. Gli elementi da brivido ci sono tutti: viene dall’Asia, porta con sé malattie tremende, è trasportata inconsapevolmente dall’uomo ed è quasi impossibile arrestarne la diffusione.
La notizia ripresa da tutti i media, però, è quasi una fake news. Sì, perché sono almeno dieci anni che la zanzara “coreana” Aedes koreicus (in realtà nativa in tutta l’Asia orientale) è arrivata in Italia, nella provincia di Belluno, e da lì si è diffusa in altre quattro regioni del Nord: Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia e Liguria.
La ricerca che ha fatto scalpore, condotta da un team di ricercatori delle Università di Milano e Pavia e pubblicata sulla rivista Parasites & Vectors, si è concentrata su una popolazione di zanzara coreana presente in un’area prealpina della provincia di Bergamo, confermando le preoccupazioni di chi l’aveva studiata in precedenza: gli adulti sopravvivono fino all’autunno e le uova sono in grado di resistere alle fredde temperature invernali delle aree collinari e montane (fino a 1250 metri di altitudine), per poi dar vita agli adulti nella primavera successiva. La capacità di adattarsi a climi più freddi le permetterebbe di sfruttare i siti riproduttivi che in altre zone, a temperature meno rigide, vengono occupati dalla zanzara tigre Aedes albopictus, imbattibile come capacità e velocità riproduttiva. Gli autori della ricerca, inoltre, non escludono l’ipotesi che la popolazione si sia originata a partire da una nuova introduzione, attraverso l’Aeroporto Internazionale di Orio al Serio, anziché a seguito dell’espansione dalle regioni del nord-est. Proprio come avvenne nel 2015 quando la zanzara coreana fu ritrovata per la prima volta in Liguria, nei pressi dell’Aeroporto Internazionale di Genova.
La banda alata
Ma non bastavano le oltre 60 specie di zanzare “nostrane” più la zanzara tigre, che in pochi decenni ci ha cambiato la vita, stravolgendo il nostro modo di stare all’aperto e usare balconi e terrazze? Adesso ci tocca pure la coreana. E c’è di peggio: dal 2015 è presente in Italia anche la zanzara “giapponese” Aedes japonicus, scovata per la prima volta in Friuli, al confine con l’Austria, e ormai diffusasi anche in gran parte del Veneto. Per non parlare di Aedes atropalpus, la zanzara “nordamericana”, rinvenuta sempre in Veneto nel 1996 e fortunatamente subito eradicata dal pronto intervento delle autorità sanitarie, o della zanzara “egiziana” Aedes egypti, diffusa fino agli anni ’40 anche in molte regioni del sud e probabilmente estinta a seguito dei massicci trattamenti antimalarici condotti con il DDT.
Una vera “banda” quella delle zanzare esotiche e invasive appartenenti al genere Aedes. Le chiamano anche zanzare da container perché viaggiano in tutto il mondo trasportate involontariamente dall’uomo insieme alle merci. Per spostarsi sfruttano soprattutto il fiorente traffico di copertoni usati che collega tutti i continenti, ma anche il commercio di piante ornamentali: basta un piccolo ristagno di acqua e la sopravvivenza delle uova è garantita. È così che sono entrate in Italia la zanzara tigre (prima al porto di Genova e poi a Padova nei primi anni ’90) e la zanzara nordamericana, scovata in un deposito di copertoni usati nel trevigiano. Una volta arrivate, la loro espansione può essere bloccata solo se vengono intercettate ed eradicate in tempi brevi, altrimenti la diffusione diventa inarrestabile. La storia dell’invasione della zanzara tigre è esemplare: introdotta nel 1990 a Genova e nel 1991 in provincia di Padova, in soli 30 anni si è diffusa in 109 province su 110 (Isernia resiste tenacemente) conferendo all’Italia il non invidiabile status di “paese più invaso d’Europa”.
Rischi condivisi
Le zanzare del genere Aedes prediligono le aree urbane ma prosperano anche in zone rurali e naturali. Le femmine sono particolarmente moleste e aggressive, e si alimentano anche di giorno, pungendo sia l’uomo che gli animali domestici e selvatici (36 specie di uccelli e mammiferi). In molti contesti ormai raggiungono densità tali da costituire un rischio sanitario, perché sono portatrici di un lungo elenco di malattie trasmissibili all’uomo tra cui oltre 20 infezioni virali, alcune molto gravi o addirittura mortali come Dengue, Zika, Chikungunya e Febbre gialla. E non si tratta di un rischio ipotetico ma reale, visto che la zanzara tigre, solo in Italia, ha già creato due focolai di Chikungunya con centinaia di persone coinvolte (in Emilia Romagna nel 2007 e nel Lazio nel 2017) e, nell’estate del 2020, in piena pandemia, in Veneto ha provocato un’infezione di Dengue che ha coinvolto 11 persone.
Dobbiamo preoccuparci? Moderatamente, ma senza farci prendere dall’ansia. Un po’ di frustrazione è giustificata per l’impotenza che si prova di fronte ai continui arrivi di questi piccoli organismi alieni, “autostoppisti” inconsapevoli sui mezzi di trasporto, effetto collaterale della globalizzazione. Di certo dobbiamo rassegnarci alla presenza di zanzare esotiche e contare sul pronto intervento delle autorità sanitarie quando ricomparirà la zanzara egiziana, scomparsa ormai da parecchi decenni.
Spazio alle soluzioni
Ciascuno di noi può contribuire a ridurre i fastidi e i rischi dovuti alla presenza di zanzare aliene, adottando alcune semplici buone pratiche. Evitare il ristagno anche di piccole quantità di acqua, per esempio, nei sottovasi e nei contenitori come annaffiatoi, bidoni o secchi negli orti e giardini. Per i più motivati e tecnologici c’è anche la possibilità di contribuire a un progetto internazionale di citizen science attraverso la app “Mosquito Alert-Allerta zanzare virus” che, basandosi su segnalazioni e fotografie inviate dai cittadini, permette di tracciare la diffusione e la stagionalità delle zanzare, offrendo uno strumento utile a contrastare le malattie virali trasmesse da questi insetti vettori. Per sostenere l’ambizioso progetto è stata creata una task force nazionale, coordinata dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università Sapienza di Roma, in cui numerosi esperti entomologi analizzano le informazioni ricevute e costruiscono mappe spaziali e temporali di dettaglio, impossibili da ottenere con strumenti entomologici convenzionali. Un grande risultato collettivo con un piccolo sforzo individuale.
Per saperne di più: A cosa servono le zanzare?
Jules Verne in un suo romanzo poco conosciuto scrisse: “A fare la felicità degli entomologi!”. In realtà la domanda è mal posta. La natura non risponde ad un progetto finalizzato: le zanzare esistono perché sono capaci di farlo. Dovremmo invece chiederci “che ruolo hanno le zanzare nell’ecosistema?” La biologia delle oltre 3.500 specie di zanzare conosciute al mondo è poco studiata. Sappiamo tuttavia che svolgono l’importante ruolo di impollinatori per alcune specie di orchidee, e sono una risorsa alimentare indispensabile per molte specie di uccelli, anfibi, rettili e pesci. In ogni caso, le zanzare potrebbero avere un ruolo cruciale, ad oggi sconosciuto, non solo per gli ecosistemi ma anche per la nostra salute.
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