Roma, 11 gennaio 2025 – Nessuna proiezione o attività stampa per ‘Io sono la fine del mondo’, film con protagonista il comico palermitano Angelo Duro, anche co-sceneggiatore insieme al regista Gennaro Nunziante. Solo presentazioni in sala con il pubblico pagante e una promozione affidata principalmente ai social. Una scelta presa di comune accordo dai due insieme alla produzione targata Indiana Production e Vision Distribution, in collaborazione con Sky.
E così, muniti di biglietto, vediamo la pellicola in un multiplex di Roma. Una delle 300 copie in cui il film è stato distribuito e che al suo debutto ha incassato 190.330 euro schizzando in testa al box office. In sala perlopiù adolescenti per una commedia amarissima incentrata sul capovolgimento delle dinamiche familiari. Quando, cioè, i figli diventano genitori dei loro genitori. “Quando ti ricapita l’occasione di poterti vendicare di tutto quello che ti hanno combinato quei due?”, si domanda Duro rintracciato dalla sorella che lo implora, dopo anni di lontananza, di tornare a casa per due settimane così da permetterle di andare in vacanza. Complice l’estate che da sempre paralizza il nostro Paese e l’auto rotta – con la quale lavora riaccompagnando a casa clienti ubriachi dei locali notturni della Capitale –, Angelo torna a Palermo e mette in atto la sua rivalsa. I genitori, interpretati da Giorgio Colangeli e Matilde Piana, sono ormai anziani, ma il figlio non dimentica tutti i ‘no’ ricevuti, le critiche, la mancanza di affetto, l’oppressione. E restituisce ai due tutto, interessi compresi. In una delle prime scene del film, il protagonista è in taxi. “Lei ha mai sparato?”, domanda l’autista. “Preferisco le parole, uccidono di più”, risponde il personaggio di Duro.
E di parole affilate il comico ne ha usate parecchie nelle sue incursioni televisive – compresa una criticata partecipazione a Sanremo 2023 – così come nei suoi spettacoli teatrali (è pronto a tornare in tour dal 19 febbraio con ‘Ho tre belle notizie’). Anche in ‘Io sono la fine del mondo’ – titolo tra l’autocelebrativo e il catastrofico – non risparmia nessuno: disabili, obesi, anziani, ambientalisti, donne, bambini. Ma nel passaggio dal piccolo schermo o dal palco al cinema qualcosa non ha funzionato. La cattiveria che mette in atto con voce e gesti non riesce quasi mai a fare breccia, ad essere così sfacciata da trasformarsi in una risata. Anche una di quelle che fa un po’ imbarazzare per aver riso così di gusto per qualcosa di tanto scorretto.
Un peccato dato che i temi accennati nel film sono tutt’altro che banali. Dalla fotografia di un’adolescenza che si lascia alle spalle solo cocci di bottiglie dopo serate passate a bere fino a stordirsi agli anziani parcheggiati nelle Rsa passando per un protagonista che non ha nessuna intenzione di redimersi. Nunziante, che per anni e a più riprese in coppia con Checco Zalone ha permesso al cinema italiano di restare in piedi grazie agli incassi dei loro film (dal 2009 con ‘Cado dalle nubi’ al 2016 con ‘Quo vado?’), firma il suo film più “cattivo”. Senza dubbio il fatto che l’arco narrativo del suo protagonista non segua le tappe prestabilite che si ci aspetterebbe è un punto a suo favore. Ma la maschera senza espressioni indossata da Angelo Duro in sala non rende quanto dovrebbe. Così come un susseguirsi di sketch sempre uguali nella costruzione comica che, a lungo andare, appesantiscono il ritmo e diventano intuibili. In ‘Io sono la fine del mondo’ c’è sicuramente la volontà di non ripetere copioni già visti – e in questo il film, ad esempio, è più audace e coraggioso della coppia Siani/Pieraccioni di ‘Io e te dobbiamo parlare’ -, ma tra l’idea e la sua esecuzione si è perso un passaggio cruciale. È l’errore commesso in precedenza da realtà che funzionavano benissimo su altri medium e che si sono lanciate nella prova cinematografica sperando di ottenere lo stesso risultato. Ma per farlo bisogna essere sicuri di avere il paracadute. Altrimenti si rischia di farsi male. A prescindere da quanti biglietti si vendono.