‘Scissione 2’ torna con i suoi misteri e assurdità. E continua a stupire

Roma, 17 gennaio 2025 – Il mondo del lavoro può essere un vero incubo a occhi aperti. Anche alcuni momenti della vita, in effetti. Ne sanno qualcosa i protagonisti di ‘Scissione’, la serie creata da Dan Erickson e prodotta da Ben Stiller (anche regista) che dal 17 gennaio torna su Apple TV+ con la seconda stagione. Dieci episodi, rilasciati settimanalmente sulla piattaforma, che arrivano a tre anni di distanza dell’acclamato debutto. Un lasso di tempo considerevole per i tempi televisivi di oggi dovuto agli scioperi degli sceneggiatori e degli attori che nel 2023 hanno bloccato Hollywood per mesi. Al centro del racconto quattro dipendenti della società di biotecnologie Lumon Industries capitanati da Mark S. (Adam Scott) che hanno scelto di recidere la loro coscienza lavorativa da quella privata. Una volta varcata la porta dell’ascensore che porta ai loro uffici, i dipendenti della Lumon non ricordano nulla della loro vita esterna. Viceversa, una volta lasciata la scrivania, Mark e gli altri non hanno ricordi delle loro ore passate in ufficio. Due vite, due persone e due coscienze completamente differenti. Il primo capitolo si era concluso con una doppia e sorprendente rivelazione: Gemma, la moglie che Mark credeva morta e la cui assenza lo aveva spinto a scegliere la “scissione” per dimenticare quel dolore qualche ora al giorno, è Miss Casey (Dichen Lachtman), la consulente del benessere dell’azienda per cui lavora. Inoltre Helly R. (Britt Lower), altri non è che Helena Eagan, figlia del fondatore della Lumon a cui è destinata a succedere. L’idea alla base della procedura di “scissione” è che gli “innie”, coloro cioè che lavorano all’interno degli uffici dell’azienda non abbiano la minima idea di chi siano al di fuori di quelle mura, i cosiddetti “outie”. Ma la prima stagione della serie Apple TV+ ha spazzato via questa divisione e Mark, Helly, Irving (John Turturro) e Dylan G. (Zach Cherry) hanno preso coscienza di loro stessi intuendo quanto la Lumon nasconda sotto il tappeto. Il primo episodio della seconda stagione ci riporta in quei corridoi, infiniti, labirintici, bianchissimi, per tornare a parlare del controllo che le grandi aziende esercitano sulle nostre vite – anche quando sembra che vogliano il nostro bene – facendo sempre affidamento ai toni del thriller sci-fi distopico che non rinuncia all’humor. Prendendo spunto dalla nostra realtà e dal ruolo fagocitante che il lavoro ha nelle vite di ognuno di noi, ‘Scissione 2’ prosegue la sua riflessione catapultandoci nuovamente in quegli spazi freddi e claustrofobici che diventano la nostra casa per buona parte del giorno. Da lì il racconto esplode in quel dedalo di misteri e tensioni che caratterizzano il cuore narrativo della serie. Quello che appare chiaro in questo nuovo capitolo è quanto sia rimasta intatta la forza della scrittura che non dà segni di cedimento o esitazioni. ‘Scissione 2’ è un susseguirsi di nodi che si sciolgono e altri che, immediatamente, si formano. Un racconto che richiede impegno e attenzione da parte dello spettatore, ripagato dalla bellezza visiva e dal coraggio narrativo. C’è spazio anche per un po’ di sana frustrazione data dalla volontà di volere risposte ai numerosi quesiti che si celano dietro le geometrie perfette e asfissianti della Lumon. La serie non teme di diventare “troppo”, anzi. Vi troverete in uffici pieni di capre al pascolo e in angoscianti gite fuori porta a chiedervi dove vi porteranno i personaggi e le loro storie. Ma in realtà è proprio l’apparente assurdità di quello che vediamo che ci spinge a restare incollati davanti allo schermo, episodio dopo episodio. Se la Lumon spegne l’interruttore del cervello dei suoi dipendenti, ‘Scissione’ lo stimola a cercare la verità. La stessa che spesso le grandi corporation vogliono resti nell’ombra.