Articolo di Samuele Venturini – Giovedì 23 Gennaio 2025
Collaboratore di Attività Solare
Fat Albert | @ed_boudreau_photography
Nel mese di dicembre 2024 alcune testate giornalistiche online hanno rilanciato le foto di un orso polare molto grosso denominato “gordo Albert” o più diffusamente “Fat Albert”. In alcuni siti in cui si tende sovente a promuovere una certa ideologia “green”, tale storia viene raccontata come anomala, ossia che rappresenta un problema su cui riflettere, ma senza alcuna ragione evidente e soprattutto senza alcuna argomentazione. Viene utilizzata solo per alimentare la preoccupazione della scomparsa della specie orso polare dovuta all’attività antropica e alla fusione dei ghiacci che secondo tali fonti risulterebbe accelerata.
Gli orsi polari (Ursus maritimus) sono i mammiferi carnivori terrestri più grandi del mondo. Sono animali perfettamente adattati a vivere in un ambiente prevalentemente ricoperto dai ghiacci (terrestri e marini), da acqua e neve e in continuo mutamento come l’Artico. Lo strato esterno della pelliccia dell’orso polare è composto da peli cavi, quindi trasparenti, che riflettono la luce conferendo alla pelliccia un colore bianco che permette all’orso di mimetizzarsi con l’ambiente. La pelle sotto la pelliccia è nera e è presente uno spesso strato di grasso sotto la pelle che funge da isolante per trattenere il calore. A differenza del suo antenato, l’orso bruno (Ursus arctos), solo le femmine gravide di orso polare fanno la tana per andare in letargo. Secondo gli studi pubblicati dalla biologa e zoologa dott.ssa Crockford, la popolazione di orsi polari è aumentata dagli anni 1960 al 2023 passando da circa 10.000 esemplari ai circa 32.000 esemplari (Fig. 1).
Fig. 1 – Stima della popolazione globale di orsi polari [The State of the Polar Bear Report 2023 Susan Crockford]
Secondo le classificazioni ufficiali, a oggi si stimano 20 sottopopolazioni di orsi polari distribuite lungo tutto l’areale di questa specie, inclusa la nuova e più recente sottopopolazione della Groenlandia sud-orientale (Fig. 2). È importante ricordare che le popolazioni di orsi polari possono spostarsi da una sottopopolazione all’altra, spesso intrecciandosi, perché ciò fa parte del loro naturale comportamento e quindi non bisogna mai riferirsi all’andamento di una singola popolazione per modellare il futuro della specie. Errore che, purtroppo, non di rado viene commesso.
Fig. 2 – Sottopopolazioni di orsi polari [The State of the Polar Bear Report 2023 Susan Crockford]
Il ghiaccio marino fluttua su base stagionale, annuale, pluriannuale essendo dipendente da numerosissimi fattori naturali come, per esempio, gli indici teleconnettivi e le correnti dell’interfaccia oceano-atmosfera. La bassa estensione estiva del ghiaccio marino e il suo ridotto spessore (che consente benefiche fioriture di fitoplancton sotto il ghiaccio in estate), ha aumentato la produttività primaria in molte regioni abitate dagli orsi polari tra il 2003 e il 2023, in particolare nei mari di Barents e Chukchi/Bering. Queste fioriture di fitoplancton forniscono cibo in abbondanza per tutti gli organismi della rete alimentare artica, tra cui zooplancton (‘krill’), invertebrati bentonici (come bivalvi), pesci e mammiferi marini, come foche, cetacei e trichechi, che sono cibo per gli orsi polari. L’orso polare, sebbene sia considerato un carnivoro obbligato, in particolari condizioni può nutrirsi e/o integrare la sua dieta con bacche, radici, piante, alghe e carcasse di animali marini e terrestri. Essendo predatori opportunisti, questi animali possono catturare e nutrirsi di uova di uccelli marini (gabbiani), di uccelli marini o terrestri in particolare esemplari giovani o feriti, di molluschi e crostacei, di pesci nelle acque poco profonde e possono attaccare anche renne o caribù.
Nei primi mesi del 2020, nella remota cittadina di Kaktovik in Alaska, uno straordinario orso polare è stato fotografato da Edward Boudreau e affettuosamente soprannominato “Fat Albert”. Il peso stimato è pari a circa 679 kg. Soffermiamoci un attimo su questo valore. La maggior parte delle notizie riguardanti questo esemplare che ho letto affermano che si tratti dell’orso più grande del mondo. Ma è davvero così? Ebbene, per rispondere a questa domanda occorre conoscere le caratteristiche di questa specie. Il peso medio degli orsi polari maschi adulti varia tra i 350 kg e i 700 kg con alcuni individui che possono superare i 700 kg (raramente fino a 800 – 900 kg) e presentano una lunghezza del corpo che varia da 2,4 a 3 metri. Le femmine adulte sono più piccole e possono pesare tra 130 kg e i 250 kg con alcune femmine che possono arrivare fino a 400 – 450 kg e presentano una lunghezza del corpo che varia da 1,8 a 2,5 metri. Il peso può variare con la stagionalità, con la disponibilità di cibo, con la genetica, con l’età e lo stato riproduttivo. Questo dimostra la prima smentita ossia che “Fat Albert” è un esemplare che rientra nel peso medio tipico della specie. Inoltre è anche sbagliato dire che si tratta dell’orso polare più grande del mondo perché l’esemplare più grande mai registrato pesava 1002 kg, era lungo 3.39 metri ed era stato purtroppo ucciso in Alaska nel 1960.
Perché, quindi, Fat Albert è così grande? Il motivo risiede nel suo accesso a una fonte di cibo unica, fornita dagli abitanti di Kaktovik. La città infatti ha una lunga tradizione di condivisione, con gli orsi polari, del grasso di balena avanzato dopo la caccia a questi cetacei. Questa pratica, che dimostra il rispetto per tali animali e le tradizioni culturali, ha molteplici scopi. Il fotografo Edward Boudreau spiega infatti: “Gli abitanti del villaggio tagliano grandi porzioni di carne e grasso e le trasportano a circa quattro miglia fuori città, in modo che gli orsi le trovino. Questo impedisce agli orsi di arrivare al raccolto e di interrompere il processo. Nessuno vorrebbe che una ventina di orsi polari di grandi dimensioni giungessero vicino al villaggio, affamati e di fretta. È anche un omaggio agli orsi, mostrando loro rispetto come gli abitanti del villaggio hanno fatto per migliaia di anni”. Questa tradizione non solo garantisce la sicurezza degli abitanti del villaggio, ma fornisce anche agli orsi una fonte di cibo affidabile durante i mesi più magri, quando la caccia è difficile. La relazione unica di Kaktovik con gli orsi polari evidenzia un raro equilibrio tra esseri umani e fauna selvatica. Rispettando gli orsi e condividendo le risorse, gli abitanti del villaggio sono riusciti a mantenere una coesistenza che giova a entrambe le specie.
Fat Albert | @ed_boudreau_photography
Gli articoli come quelli citati all’inizio che, invece, alimentano ansia e preoccupazioni oltre a diffondere informazioni palesemente false e infondate come è stato appena dimostrato, non portano da nessuna parte ma creano solo un inutile e deleterio allarmismo.
Invece di sottolineare l’ecobioevoluzione, l’adattabilità, resilienza e plasticità degli esseri viventi, si tenta solo di omettere dati reali o, peggio, di fare cherry picking (bias cognitivi).
Gli orsi polari sono straordinari migratori ed estremamente adattabili, strettamente legati al ghiaccio marino, ma in grado di spostarsi su lunghe distanze (in acqua e sulla terraferma) in cerca di cibo e habitat favorevoli e per far fronte ai naturali cambiamenti climatici. La loro distribuzione demografica è complessa e dinamica, influenzata da molti fattori, tra cui la disponibilità di ghiaccio marino, la loro estrema mobilità naturale e la resilienza climatica storica. Gli orsi polari sono sopravvissuti a periodi interglaciali più caldi di quello attuale, adattandosi a un ambiente con meno ghiaccio marino e attuando strategie ecobioevolutive alternative. La paleobiologia ha infatti dimostrato come gli orsi polari esistano da almeno 150.000 – 300.000 anni sebbene alcuni ricercatori ipotizzino origini ancora più antiche.
La vera scienza corregge facilmente queste finte notizie (fake news) e non servono titoli accademici per riconoscerle, occorre però studio, tempo e capacità critica che non tutti oggi possiedono.
Bibliografia
https://wildestofficial.com/wildlife/alaska-locals-christen-overweight-polar-bear-fat-albert/
The State of the Polar Bear Report 2023 Susan Crockford Briefing 67, The Global Warming Policy Foundation – 2024.
Fonte: COME UN ORSO POLARE GRASSO E IN FORMA DIVENTA UN PROBLEMA (PER COLPA DELL’UOMO) (Autore: Enzo Ragusa)
L’articolo COME UN ORSO POLARE GRASSO E IN FORMA DIVENTA UN PROBLEMA (PER COLPA DELL’UOMO) proviene da MIOMETEO.COM.