Dagospia lancia la bomba, l’ennesima. Quante volte vi abbiamo detto di come sia difficile ottenere una intervista con un cantante o anche solo la possibilità di poter fare una domanda o accreditarsi in quanto giornalisti ai concerti? Tutte cose che forse, chi non lavora in questo mondo ignora ma che emergono ogni anno durante la settimana di Sanremo. Perchè in tv ci vanno sempre gli stessi, perchè molti artisti rilasciano interviste sempre e solo agli stessi giornalisti. E perchè poi se c’è qualcuno che prova a dire qualcosa di diverso dalla “massa”, anche solo una semplice opinione, viene attaccato.
Persino durante le conferenze stampa dove ci sono solo giornalisti in sala, non mancano mormorii e attacchi. Eppure si dovrebbe essere una squadra, ma non è così. Se ne parla in queste ore anche su Dagospia, che fa notare come il sistema sia ormai imploso. Se parli bene di un cantante allora puoi avere accrediti per i suoi concerti, interviste magari nel tuo podcast ( e accrescere in visibilità), posti in prima fila per le conferenze stampa e viaggi pagati dal management dell’artista. A dirla tutta, anche Irama ne aveva parlato con toni criptici pochi giorni fa ( lui fa parte del gruppo di artisti che dicono no a questo sistema). E ieri invece Francesco Facchinetti è stato piuttosto esplicito nel raccontare qualcosa di molto grave parlando del trattamento che Kekko Silvestre e I Modà hanno avuto. Non hanno concesso interviste per via delle condizioni di salute del povero Kekko, caduto dalle scale e qualche giornalista, come ha raccontato il manager della band, ha anche promesso “vendetta”.
Dagospia e il sistema dei giornalisti lecchini
“Questo Sanremo passerà alla storia anche per la sempre maggior insofferenza verso i giornalisti, i pochissimi che hanno provato non a incendiare il Festival, a far esplodere la sala stampa o svelare segreti inconfessabili, ma solo a porre un paio di domandine“ si legge su Dagospia.
“Davide Maggio, ospite dello speciale di “Domenica In” è finito nel mirino dei diversamente intelligenti sui social per aver chiesto a Elodie quello di cui tutti parlavano sabato sera sui social: se in qualche modo il suo umore nero dietro le quinte fosse legato alle voci di una rottura del suo vestito a pochi minuti dall’arrivo sul palco. La risposta? Uno show di cinque minuti, interrotto da Mara Venier e con altri ospiti (i soliti cuor di leone per ragioni di gettone) schierati dalla parte della cantante. O ancora lo stop della padrona di casa di fronte alla domanda, sempre di Maggio, a Fedez sulla destinataria della sua versione di Bella Str0nza” continua l’articolo.
E ancora: “Un clima pesantissimo per i giornalisti che dicono la loro. Ne sa qualcosa Selvaggia Lucarelli che non ha svelato una tresca tra Antonella Clerici e Gerry Scotti nella taverna di Arquata Scrivia, ma ha fatto una riflessione (non ruffiana) sulla canzone di Simone Cristicchi“.
L’articolo di Dagospia prosegue poi con quest’altra riflessione: “Il nostro Giuseppe Candela, dopo aver chiesto conto del patto di non belligeranza tra Rai e Mediaset (robetta mica da poco ma ignorata da tutti), ha riproposto in modo provocatoria la domanda già posta lo scorso anno da Enrico Lucci ad Amadeus e Marco Mengoni (nessuno si era indignato): siete antifascisti? Dopo gli insulti dei fasci-hater si è ritrovato il giorno dopo in prima pagina su Libero con tanto di editoriale di quel cervello latitante di Pietro Senaldi“.
E poi si arriva al nocciolo della questione: “Ora sarebbe fin troppo facile consigliare a chi ha problemi con le critiche, le domande, le rotture di restare a casa senza rompere le scatole. Ma forse la colpa è anche di chi questo mestiere dovrebbe farlo, di chi li ha abituati a interviste via mail e whatsapp, a leccate di cul*0 dopo i viaggi stampa offerti da discografici, uffici stampa e società che organizzano i tour. E se la critica televisiva ha i suoi drammi, il livello del giornalismo musicale ha forse responsabilità maggiori. Perché lo strapotere è nelle mani di pochi e finire fuori dai giri vuol dire non avere accesso a concerti (quindi doverseli pagare) o conferenze stampa“.
“Allora i brani sono tutti bellissimi e gli artisti tutti eccezionali. E così pioggia di conflitti di interessi vedi Boem, la bibita di Fedez, e la testata Billboard, sponsorizzazioni, podcast che piacciano a una società di comunicazione, uffici stampa occulti e chi più ne ha più ne metta“ la conclusione amara di Dagospia.
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