Le elezioni in Germania si terranno il 25 febbraio 2025. Così hanno deciso i leader dei principali partiti tedeschi in seguito al crollo della travagliata coalizione tripartita del cancelliere Olaf Scholz la scorsa settimana. In fondo si tratta di un atto di giustizia divina. Dopo avere trattato per anni con disprezzo italiani e francesi per l’elevato deficit pubblico, ora i tedeschi sono travolti dalle stesse regole che hanno imposto all’Europa, limitandone la crescita e la competitività.
La Germania e il feticcio del deficit
La Germania va al voto, ricorda Tonia Mastrobuoni su Repubblica dopo essere inciampata sul suo feticcio (termine usato dal Financial Times) più grande: il pareggio di bilancio. Che non è stato solo il motivo principale dello scontro frontale tra Scholz e l’ex ministro delle Finanze (liberale) Lindner che ha portato mercoledì scorso alla fine della maggioranza semaforo. La corsa del governo, a ben vedere, era finita da un anno. Da quando, a dicembre del 2023, un’inattesa bocciatura della Corte costituzionale di Karlsruhe aveva costretto il governo ad accantonare la sua “finanza creativa”, a cancellare i fondi extra bilancio inventati per aggirare lo “zero deficit”.
Incapace di trovare un’intesa per riformarlo o emendarlo con il rigorista Lindner, Scholz è inciampato da uno scontro all’altro fino a quello finale. Non a caso, sul bilancio.
Voto di fiducia il 16 dicembre
Il cancelliere Olaf Scholz dovrebbe ora tenere un voto di fiducia il 16 dicembre, aprendo la strada alle elezioni di febbraio. Rolf Mützenich, leader del gruppo parlamentare del Partito Socialdemocratico (SPD) e Friedrich Merz, leader dell’Unione Cristiano Democratica conservatrice (CDU), si sono incontrati martedì sera con il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier per proporre la data delle elezioni.
Scholz ha licenziato il suo ministro delle finanze, Christian Lindner, leader del Partito Libero Democratico (FDP), fiscalmente conservatore, la scorsa settimana dopo diversi mesi di crescente acrimonia a causa di forti disaccordi sulla spesa e sugli stimoli per l’economia in difficoltà della Germania. All’epoca, Scholz disse che avrebbe tenuto un voto di fiducia il 15 gennaio – che avrebbe istituito nuove elezioni entro la fine di marzo – mentre governava come capo di un governo di minoranza composto dal suo SPD e dai Verdi nel frattempo. Ma i leader di altri partiti, tra cui Merz della CDU, hanno esortato Scholz ad accelerare quella linea temporale, sostenendo che la Germania non poteva permettersi un periodo prolungato di incertezza politica.
La CDU e il suo partito gemello bavarese conservatore, l’Unione sociale cristiana (CSU), sono attualmente in testa nei sondaggi con un ampio margine, con il 32 per cento di sostegno, e probabilmente guideranno il prossimo governo di coalizione con Merz come cancelliere. L’SPD di Scholz, d’altra parte, è al terzo posto con il 16 per cento, subito dopo il partito di estrema destra Alternative for Germany (AfD). Dopo le elezioni, la formazione di un nuovo governo di coalizione potrebbe richiedere settimane o mesi, osserva Politico. La CDU ha promesso di non formare una coalizione federale con l’AfD, rendendo una coalizione con la SPD un probabile risultato. Sulla base dei sondaggi attuali e a causa della crescente frammentazione politica causata dai crescenti partiti emergenti agli estremi dello spettro politico, il prossimo governo potrebbe anche essere una coalizione a tre partiti che coinvolge i Verdi o l’FDP, anche se l’FDP sta ora viaggiando solo al 4 per cento – al di sotto della soglia necessaria per entrare in parlamento. Il vuoto politico in Germania difficilmente poteva arrivare in un momento peggiore, scrivono su Politico Nette Nostlinger e Rixa Fursen. L’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti ha scatenato una grande incertezza in Europa, in particolare per quanto riguarda le questioni di difesa e commercio. Mentre Mosca fa la guerra in Ucraina, l’Europa dipende in gran parte dalla potenza militare degli Stati Uniti per la sua sicurezza. Ma Trump ha minacciato di tagliare gli aiuti statunitensi all’Ucraina e ha messo in dubbio la sua volontà di difendere gli alleati della NATO, una volta incoraggiando i leader russi a “fare quello che diavolo vogliono” ai paesi membri che non soddisfano gli obiettivi di spesa per la difesa dell’alleanza. Trump ha anche promesso tariffe elevate che potrebbero colpire l’industria tedesca in modo particolarmente duro in mezzo a una contrazione economica. L’Istituto Ifo per la ricerca economica con sede a Monaco stima che le tariffe future potrebbero costare alla Germania 33 miliardi di euro e che le esportazioni verso gli Stati Uniti potrebbero diminuire del 15 per cento.
Conseguenza della crisi di governo in Germania, nota la Tonia Mastrobuoni, e che il Bundestag, la Camera tedesca, non farà in tempo a votare la finanziaria 2025. Si andrà al bilancio provvisorio – e nel bel mezzo della peggiore recessione da vent’anni.
Sulla mancata approvazione della finanziaria, il ministro delle Finanze Jörg Kukies ha minimizzato: “Non è la fine del mondo”. I dati dicono altro: la sfiducia nel governo uscente è tale che i tedeschi hanno tirato da mesi i remi in barca. I consumi e gli investimenti sono al palo, i risparmi in crescita, nonostante i tassi di interesse e l’inflazione stiano scendendo e gli stipendi siano in aumento. I tedeschi stanno letteralmente aspettando che questo governo vada a casa. Nel frattempo, aggiunge Mastrobuoni, un impietoso sondaggio post-crisi commissionato da Bild colloca Scholz al penultimo posto tra i 20 politici più popolari della Germania. E la sua Spd langue al 15,5%. Tutti gli altri partiti guadagnano qualche punto, a parte Wagenknecht. Ma il vero vincitore è l’Afd: nel giro di neanche una settimana l’ultradestra è cresciuta di un punto e mezzo, al 19,5%. E la Cdu di Merz è prima con il 32,5% dei consensi.
L’articolo Elezioni in Germania il 25 febbraio: il nodo è il fiscal compact che frena tutta Europa proviene da Blitz Quotidiano.