Ho adottato mia figlia: quando posso dirglielo?

Cara Caterina,

sono Ludovica e da poco sono diventata mamma. Io e mio marito abbiamo sempre sentito nel cuore il desiderio di avere figli, ma la vita ci ha messo davanti delle difficoltà e, dopo tanto tempo senza riuscire ad avere una gravidanza, abbiamo deciso di adottare. Un passo che ci ha cambiato la vita in meglio. Ora la nostra piccolina ha quasi due anni e per noi è un amore immenso, ma una domanda mi tormenta: quando sarà il momento giusto per parlarle del fatto che non sono la sua mamma biologica? La mia paura è che possa soffrire o sentirsi diversa, ma so anche che la verità è importante e che, un giorno, dovrò affrontare questo tema con lei. Ogni giorno che passa la vedo crescere e diventare sempre più consapevole di ciò che la circonda, ma la domanda che mi pongo è: come posso dirle che non l’ho partorita, ma che il mio amore per lei è incondizionato e che l’ho scelta con tutto il cuore? Come spiegare a una bambina un concetto così complesso senza farla sentire “meno” di altri bambini?

Voglio che capisca che è amata in ogni sua parte, ma allo stesso tempo sento la responsabilità di raccontarle la sua storia nel modo giusto. Forse non esiste un “momento giusto”, ma mi chiedo come posso affrontare questo delicato tema e come fare in modo che, crescendo, non si senta mai meno amata o diversa.

Ti chiedo un consiglio, un pensiero su come gestire questo delicato momento. Grazie di cuore,

Ludovica

Cara Ludovica,

che gioia sapere che sei riuscita a realizzare il tuo sogno di diventare mamma! È una notizia meravigliosa, e sono davvero felice per te. Questa adozione ha reso felici più persone: voi due, che ora siete una famiglia, e anche i genitori biologici della piccola. Loro sanno di averle dato una possibilità straordinaria, affidandola a chi poteva garantirle un futuro migliore, pieno d’amore e di opportunità. Ora che siete voi i suoi genitori, immagino che nella vostra mente ci siano mille domande, dubbi e riflessioni, che però non sono molto diversi da quelli che tormentano tutti i genitori, anche quelli naturali. Non credo che esista un momento “perfetto“ per diventare genitori, ma sono convinta che esista sempre il tempo per migliorarsi, per imparare e crescere insieme a un figlio. E voi avete già iniziato questo percorso con tanto amore e dedizione.

Mentre leggevo le tue parole, ho avuto un pensiero istintivo: “Perché preoccuparsi tanto? I figli sono di chi li cresce!”. E in fondo è vero, perché essere genitori significa esserci ogni giorno, nelle piccole e grandi cose. Poi, però, mi sono soffermata a riflettere sulla vostra bambina. Lei, un giorno, avrà il diritto di conoscere la verità: sapere che c’è stata una mamma coraggiosa che ha scelto di donarle la vita, anche se avrebbe potuto fare altrimenti. In Italia, la legge consente di non portare avanti una gravidanza, eppure quella donna ha preferito mettere al mondo una nuova vita e affidarla a chi aveva amore, tempo, risorse e cuore per crescerla. Trovo che sia una storia profondamente romantica e vera, una storia che parla di amore e di sacrificio. La ricerca della genitorialità, in fondo, è anche questo: un incontro tra desideri e destini che si intrecciano nel momento in cui qualcuno, per necessità o per scelta, decide di rinunciare a ciò che qualcun altro sogna.

La vita è così, un susseguirsi di occasioni da cogliere, anche quando nascono da rinunce altrui. Sono certa che farete del vostro meglio per crescere questa bambina con tutto l’amore che merita, e che lei vi ricambierà, giorno dopo giorno, con un affetto infinito.

Un abbraccio grande,

Caterina Balivo