Ville, gioielli, auto e rapporti finanziari per un valore di oltre tre milioni di euro. Dopo una sentenza della Cassazione arrivata nei giorni scorsi diventa definitiva la confisca di beni nei confronti del settantacinquenne Giuseppe Casamonica e del figlio Guerrino, detto Pelè.
Personale della Divisione Anticrimine della Questura di Roma ha eseguito stamani il provvedimento di confisca, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma, divenuto definitivo il 28 gennaio in seguito alla pronuncia della Quinta Sezione della Corte di Cassazione. Si tratta di un ‘tesoro’ composto da immobili, gioielli, argenteria, un’auto e disponibilità finanziarie.
Il tesoro dei Casamonica
Tra queste storiche abitazioni del clan destinate a progetti sociali. In particolare, la sfarzosa villa in via Roccabernarda, all’Anagnina, affidata nel corso della procedura all’azienda pubblica di servizi Asilo Savoia e la residenza storica dei Casamonica di via Flavia Demetria, affidata alla Fondazione Pangea Onlus.
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Nella lista anche una villa a Monterosi (in provincia di Viterbo), assegnata per finalità sociali a quell’amministrazione comunale. Oltre agli immobili sono oggetto di confisca anche il mobilio, gli elettrodomestici, l’argenteria e gli altri oggetti di valore che ci sono all’interno.
Usura ed estorsioni
Il sequestro dei beni, disposto dal Tribunale su proposta congiunta del procuratore di Roma e del questore, risale al 16 giugno 2020 ed era stato eseguito in concomitanza con l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 20 aderenti al clan Casamonica per usura ed estorsioni. Secondo gli inquirenti a capo dell’organizzazione c’erano Giuseppe e Ferruccio Casamonica.
L’8 novembre 2021 il Tribunale, confermando quanto disposto con il provvedimento cautelare, emise il decreto di confisca dei beni. Poi a marzo scorso la Corte d’Appello di Roma ha rigettato tutti ricorsi confermando integralmente il provvedimento di confisca. E ora, con la sentenza del 28 gennaio, la Corte Suprema di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di Giuseppe e Guerrino Casamonica, condannandoli al pagamento delle spese processuali e anche al versamento della somma di euro 3.000 in favore della cassa delle ammende.
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