La vita non si può etichettare: Roberta Recchia presenta “Tutta la vita che resta” al Piacere della Lettura

La vita è troppo complessa per essere racchiusa in una sola definizione, e lo stesso vale per le storie che raccontano la sua essenza. Roberta Recchia, ospite del vodcast Il piacere della lettura, ci introduce al suo romanzo d’esordio, Tutta la vita che resta (Rizzoli). All’attivo ha già quattro premi: “Di spazio nella mia stanza ce ne sarebbe, ma non avevo mai considerato di trasformarla in un luogo per accogliere i premi”.

Tutta la vita che resta è un viaggio attraverso trent’anni di vita familiare, dal 1955 al 1985, che mescola diversi generi letterari: romanzo familiare, di formazione, un tocco di giallo e storie d’amore. Recchia stessa sottolinea: “È difficile mettere un’etichetta alla vita, e altrettanto a un romanzo che parla di vita”. Il romanzo si apre con Marisa, una giovane donna incinta che, contro ogni previsione e volere del fidanzato, sceglie di tenere il bambino. Ambientato in un periodo in cui il femminismo muoveva i suoi primi passi, Marisa rappresenta una figura di transizione, capace di mediare tra tradizione e modernità. Come racconta l’autrice: “Marisa educa i suoi figli alla libertà e all’espressione personale. Non è una figura tradizionale, ma profondamente moderna per il suo tempo”. Uno dei momenti più intensi del romanzo è rappresentato da una scena di violenza sessuale, scritta con delicatezza nonostante la sua crudezza.

La copertina dell'ultima fatica letteraria di Roberta Recchia

Recchia spiega il suo approccio alla narrazione: “La fase del coinvolgimento emotivo precede quella della scrittura. Per raccontare con equilibrio è necessario mantenere un certo distacco, pur conservando la memoria delle emozioni”. Nel romanzo, inoltre, viene affrontata la tematica della “vittimizzazione secondaria”, ovvero il processo di colpevolizzazione della vittima di violenze. “Anche se la vicenda è ambientata negli anni ’80, purtroppo il meccanismo di focalizzarsi sulla vittima piuttosto che sull’aggressore è tristemente attuale”.

Un altro tema è il valore della diversità. Tra i personaggi, spicca Corallina, una donna trans che incarna molteplici sfaccettature di questa ricchezza. Nel romanzo la diversità viene esplorata in tutte le sue forme, dalle dinamiche familiari alle differenze sociali, mostrando sia le ombre che le luci di ogni contesto. Il romanzo di Recchia solleva anche domande profonde sul senso della vita e sul ruolo della fede. “Qualcuno ha detto che il mio libro ha una risposta cattolica, ma io credo che la speranza non debba necessariamente provenire da Dio. È la fiducia che domani possa portare qualcosa di bello a dare senso alla nostra esistenza”.

Prima di salutarci, Roberta Recchia ha condiviso con entusiasmo un consiglio di lettura: Gli effetti secondari dei sogni di Delphine de Vigan. “È un libro che può essere letto sia da adolescenti che da adulti, perché parla di temi universali come la ricerca di sé e il valore dell’amicizia”. Con Tutta la vita che resta, Roberta Recchia ha saputo regalarci una storia ricca di emozioni, domande e spunti di riflessione. Un libro che, come lei stessa sottolinea, “non offre risposte definitive, ma invita a interrogarsi e a trovare le proprie”.