Money Vibez Stories: Emma Marcegaglia, Presidente e Ad di Marcegaglia Holding

Memorie della prima presidente donna di Confindustria. Ce le regala Emma Marcegaglia, presidente e Ad di Marcegaglia Holding, già alla guida degli industriali italiani dal 2008 al 2012. “In quegli anni – racconta ad Agnese Pini, direttrice di Qn Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno – ci pensavano i miei genitori a tenermi con i piedi ben saldati nella realtà. Per mio padre, anche se io ero reduce da un incontro con la Merkel, era sempre il momento di discutere il tal progetto o tale finanziamento per l’azienda di famiglia. La preoccupazione di mia madre, invece, era che mangiassi, dormissi e trovassi il tempo di stare con mia figlia. Questo mantenere i piedi per terra per me è stata la lezione più importante”.

Le stanze di questo dialogo sono quelle di Money Vibez Stories, il podcast di Qn Quotidiano Nazionale che ogni venerdì racconta un’imprenditrice e un imprenditore attraverso una videointervista da diffondere poi sui canali ufficiali e sui social del gruppo editoriale. Quella con Marcegaglia è la quarta puntata, dopo le interviste a Gianluca Pavanello di Macron, Sergio Dompè di Dompè Farmaceutici e Maurizio Marchesini di Marchesini Group.

Tra i temi affrontati ci sono il presente e il futuro dell’impresa italiana, o forse si farebbe meglio a dire europea. “Sono molto vicina al pensiero di Draghi – ammette Marcegaglia –, e sono d’accordo quando dice che l’Ue ha grandi potenzialità ma è costretta all’interno delle barriere che essa stessa si è posta anche al suo interno”.

Nel futuro il tema è come mantenere “il forte legame commerciale con gli Stati Uniti”. Nel passato, infine, è argomento delle prime battute dell’intervista, c’è una ragazzina di provincia che sognava di fare la ballerina. Anche se, chiarisce Marcegaglia, “non mi sono mai sentita costretta nel mio percorso”. L’esempio è quello del padre Steno, “la cui ambizione ha permesso di far nascere la nostra impresa”. Un’impresa strettamente legata alla famiglia fino quasi a farne parte. “Una volta un operaio ammise a mio padre: volevo studiare arte, ma sono povero, quindi lavoro qui. Lui gli disse che lo avrebbe aiutato a fare entrambe”. La fine del racconto? “Sì è presentato da me qualche tempo fa un signore con un ritratto di mio padre e con le lacrime agli occhi mi ha detto che era stato di parola”.