Napoli: Spalletti e il Maradona, la crescita passa da qui

Il salto di qualità per il Napoli di Spalletti sarà migliorare il rendimento al Maradona dopo i molti scivoloni dell’anno passato

Kvaratshkeila, Osimhen, Zielinski, Lobotka e Politano: i 5 gol di Verona Napoli fanno ben pensare all’esordio casalingo. Eppure, Napoli-Monza può rappresentare un ostacolo difficile. E non solo per la squadra di Galliani e Stroppa, che pure ha steccato all’esordio ma che ha un parco tecnico di buon livello, almeno sulla carta.

A preoccupare Spalletti c’è il ricordo dell’anno scorso, quando il suo Napoli ha buttato via la possibilità di sognare in grande proprio al Maradona. Una media punti che non ha raggiunto i 2, fermandosi a 1,89. Sono state 5 le sconfitte, un buco nero che non hanno avuto non solo Milan e Inter che hanno concorso con gli azzurri per lo scudetto, ma neanche chi si è piazzato dietro come Juventus, Roma, Lazio e Fiorentina (che detto per inciso, se avesse giocato sempre col suo pubblico, sarebbe arrivata seconda). E il dato più preoccupante è che l’effetto Maradona al contrario si sia fatto sentire in momenti topici, quando più ci sarebbe stato il bisogno di stabilire lì la differenza.

Ricapitoliamo alcuni fatti. Si parte dalla sconfitta per 2-3 con l’Atalanta nella parte finale del girone d’andata, grave per due aspetti: il Napoli stava conducendo la gara per 2-1 dopo l’ora di gioco; lo stop lo fa passare dal primo al terzo posto in un campionato che aspettava una squadra leader in grado di proporsi stabilmente al vertice. E quel che è peggio è che da questo momento, dopo aver fatto una buona prima parte, iniziano le sequenze di crisi.

La giornata successiva il Napoli perde in casa con l’Empoli, colpisce 2 pali ma non offre mai la sensazione di mettere davvero in soggezione l’avversario, teoricamente in soggezione al cospetto delle grandi platee (molto teoricamente: i toscani hanno vinto anche all’Allianz Stadium nella loro prima trasferta di campionato).

Il colmo avviene nel successivo incontro: partenopei rinvigoriti dal successo a San Siro sul Milan e nuovo suicidio con ennesimo scivolone contro lo Spezia. Roba da andare da uno psicanalista: sembra un controsenso per una squadra che ha un radicamento così forte con la città e che Spalletti sollecita di continuo, come farà alla vigilia della gara di ritorno con i rossoneri: «Il Vesuvio domani non deve essere una cartolina di Napoli, ma lo dobbiamo avere dentro di noi». Una comunicazione colorita, fatta anche per accendere un entusiasmo che dovrebbe stare di default per come la squadra si comporta, ma che nei fatti latita per i noti rapporti non proprio sereni tra parte del tifo e proprietà.

Sta di fatto che quando si arriva allo sprint finale è al Maradona che il Napoli perde la sua occasione tricolore: perde col Milan, si ripete con la Fiorentina e pareggia con la Roma. In quel momento, giornata numero 33, il divario dal Milan capolista è di soli 4 punti. Sarebbe bastato pochissimo per scrivere tutta un’altra storia.

Un anno fa il campionato del Napoli cominciò in casa, 2-0 al Venezia: primo tempo senza gol ed espulsione di Osimhen, un rigore sbagliato da Insigne, un altro trasformato, la rete che chiude la partita al minuto 73. Una gara facile sulla carta divenne un’impresa. Adesso, l’impresa eccezionale – per citare Lucio Dalla che Napoli l’amava – è essere normale.

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