Uccise la madre malata di demenza, in aula si difende: “Passavo anche 18 ore con lei. Ho pensato al suicidio”

“Era una situazione ingestibile, stavo con lei anche 18 ore al giorno”. La figlia della donna uccisa si difende così la nell’aula del Tribunale di Civitavecchia, dove è in corso il processo che la vede coinvolta con l’accusa di omicidio volontario della madre nel maggio 2024. La figlia si occupava di lei e nel tempo ha visto la donna che l’ha cresciuta diventare un’altra persona fino al giorno in cui è arrivata al punto di soffocare l’anziana, che aveva reazioni aggressive verso di lei.

“Ho tentato il suicidio”

In aula la donna accusata di omicidio ha raccontato di aver vissuto un periodo di stress mentre accudiva la mamma, senza ricevere alcun aiuto. “Non assumeva i farmaci che le erano assegnati, rifiutava di mangiare, di lavarsi ed io ero impotente”.  Quando è finita in carcere ha anche pensato di farla finita: “Le detenute mi hanno fatto notare che ripetevo frasi, dondolavo con gli occhi persi nel vuoto e non ero io”, dice. E ha lanciato un appello alle istituzioni, chiedendo di non lasciare da sole le persone che assistono i famigliari malati con le loro difficoltà.

“Mia madre era tutto per me, era il mio mondo, la nostra quotidianità è diventata un incubo nel quale ho lottato incessantemente per vedere riconosciuta una malattia che sembrava tale solo ai miei occhi – ha detto in aula l’imputata –. In soli cinque mesi la persona più importante della mia vita era irriconoscibile ed io mi sentivo sola e incompresa, abbandonata anche dai miei famigliari più stretti”.

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